Acquisire capacità di analisi per organizzazioni più efficaci

A cosa può servire nel mondo di oggi avere buone capacità di analisi, quando un computer avrà ormai sempre e comunque un’efficacia e una potenza maggiori?

In effetti, l’inarrestabile sviluppo degli algoritmi e in generale dei tool tecnologici ha permesso di automatizzare molti processi di lavoro e servizi, rendendo possibile la sostituzione delle persone con le macchine soprattutto in quelle attività più ‘razionali’, che hanno a che fare con la logica e il calcolo. L’attrezzatura controllata dal computer ha così sostituito i lavoratori in una vasta gamma di lavori che consistono in quelli che l’OECD, in Future of Education and Skills 2030 definisce come “compiti di routine” – ovvero compiti che seguono procedure ben definite che possono essere facilmente espresse in un codice informatico.

Senza addentrarci nella complessità della questione relativa alla sostituibilità dell’essere umano nel lavoro e alle problematiche etiche e sociali che ne derivano, questo è interessante perché effettivamente si potrebbe pensare che le capacità analitiche umane diventino sempre meno rilevanti e necessarie nel futuro del lavoro. In realtà sono skills che non solo rimangono centrali, ma che in un certo senso nell’incertezza del contesto e del mercato attuali acquisiscono una rilevanza strategica per il business: non solo per i profili tecnici, specializzati per esempio in analisi dei dati e in programmazione, ma in generale per affrontare in maniera più efficace e competente le sfide professionali quotidiane nelle organizzazioni.

Capacità di analisi: di cosa si tratta?

Per comprendere ciò dobbiamo però prima chiarire che cosa siano le skills analitiche. “Analisi” deriva dal greco “decomporre, scomporre” e rimanda quindi ad un’idea di dividere qualcosa nelle sue componenti, dunque in parti più piccole. Ha a che fare con un approccio metodico di classificazione che permette di frammentare situazioni o problemi complessi in componenti più semplici e gestibili. Per questo, l’analisi è strettamente connessa anche con la capacità di risolvere i problemi in modo efficace.


Già da queste brevi definizioni possiamo comprendere come dunque si tratti di una skill complessa, o meglio di un insieme di differenti capacità connesse a loro volta con competenze ulteriori. Comprende innanzitutto:

  • l’esplorazione, per mettere in atto un’indagine significativa;
  • la selezione e l’elaborazione di dati;
  • l’estrazione di conoscenza dai dati accumulati;
  • la formulazione di soluzioni efficaci.

Un’analisi efficace infatti non ha a che fare con una mera scomposizione fine a se stessa, quanto piuttosto con una “lettura” consapevole e mirata delle componenti, finalizzata a:

  • cogliere i dettagli, le sfumature, i diversi punti di vista, i possibili risvolti e le potenzialità delle situazioni che via via ci si trova a gestire;
  • ottenere una comprensione più profonda e veritiera di ciò che si ha di fronte;
  • formulare una descrizione significativa e accurata della situazione, ordinando e connettendo elementi all’apparenza confusi o privi di relazione tra loro, scoprendone logiche sottostanti;
  • ma anche a scoprire elementi nuovi, a prima vista passati inosservati, e generare collegamenti innovativi e originali tra essi, con l’obiettivo di prendere decisioni migliori e più adeguate.

Si tratta dunque di “guardare” i dati e determinare quali informazioni sono rilevanti e andrebbero prese in considerazione, e quali invece sono irrilevanti e dunque possono essere scartate e ignorate. Non è quindi una ricezione passiva e indifferente dei dati, ma una raccolta attiva e intenzionale delle informazioni di volta in volta interessanti, finalizzata a restringere il campo di attenzione. Implica dunque anche l’interpretazione delle informazioni: trovare significato in esse, dare significati diversi assumendo prospettive diverse, proprio al fine di aumentare la propria comprensione delle informazioni disponibili e della situazione in cui ci si trova e così risolvere il problema in questione o prendere decisioni migliori.

Così descritta, la capacità di analisi non si limita alla capacità di calcolo, né alla sfera della pura logica: ha a che fare meno con procedure standardizzate, rigidamente programmate, in cui i passaggi sono predefiniti e invece piuttosto con la gestione dell’imprevedibilità, proprio perché richiede e consente di sapersi calare nella situazione in questione e riconoscere di volta in volta gli aspetti significativi, guardarla a 360 gradi, considerandola da prospettive differenti e prendendo in considerazione anche ad esempio l’impatto emotivo, le sue implicazioni in senso ampio.

L’analisi nelle organizzazioni di oggi

Proprio per questo, la capacità di analisi diventa fondamentale nelle organizzazioni contemporanee: da un lato per poter gestire in modo pronto e competente la complessità del lavoro di oggi, dall’altro per mantenersi in equilibrio in essa senza rimanervi sopraffatti e soccombere in essa.

L’eccesso di stimoli a cui quotidianamente, anche sul lavoro, le persone sono sottoposte, i continui cambiamenti e aggiornamenti che devono fronteggiare, per cui ciò che funziona un giorno, il giorno successivo potrebbe diventare obsoleto, rendono difficile mantenere il focus, la concentrazione. Allenare l’analisi consente proprio di non disperdere la propria attenzione ma di mantenersi focalizzati sugli obiettivi e sugli aspetti di volta in volta davvero rilevanti, per prendere decisioni mirate ed efficaci nel minor tempo possibile.

La grande imprevedibilità dello scenario attuale poi, che pone sfide professionali costantemente diverse e rinnovate, a causa dei cambiamenti repentini e improvvisi, richiede sempre più di frequente l’elaborazione di strategie innovative, in condizioni inedite. Diventa importante abbandonare le logiche prestabilite, che non sono più valide: è richiesta flessibilità, capacità di rimettere in discussione le procedure, anche le più consolidate, e di prendere decisioni in assenza di una direzione, una strada predefinita. Le istruzioni certe sono sostituite dalla necessità di costruirle di volta in volta.

Emerge chiaramente come, così descritta, l’analisi sia uno strumento per scoprire e decifrare informazioni utili per i processi decisionali aziendali. Avere persone ed essere a propria volta professionisti con una forte capacità di analisi significa una qualità delle prestazioni più elevata e di conseguenza una maggiore efficacia: significa infatti risolvere problemi complessi, innovare e dunque in generale organizzazioni più efficienti internamente ed esternamente.

Come abbiamo detto, l’analisi è dunque strettamente connessa al problem-solving, al decision-making, alla flessibilità, alla creatività e all’innovazione. Tutte queste competenze, e in particolar modo forse le ultime tre, molto “umane”.

Così, se è vero che certi processi possono essere velocizzati grazie all’intervento dell’AI, rimane pur sempre indispensabile per le persone, all’interno delle organizzazioni, allenare skills analitiche. Gli strumenti tecnologici possono senza dubbio svolgere un ruolo di supporto significativo nell’aumentare l’efficacia dell’analisi umana, in modo da agevolare determinati passaggi.

Come racconta uno studio del 2018, la capacità analitica umana è un’abilità fondamentale per prendere decisioni adeguate, che impatta sul rendimento delle aziende: differenze nelle capacità analitiche determinano differenze sulla produttività delle aziende.

A questo proposito, comunque, come sostiene il veterano della CIA Richard J. Heuer Jr. «Pensare analiticamente è un’abilità come la falegnameria o guidare un’auto. Può essere insegnata, può essere imparata e può migliorare con la pratica. Ma come molte altre abilità, come andare in bicicletta, non si impara stando seduti in un’aula e facendosi dire come fare. Gli analisti imparano facendo». In questo senso, mettersi in allenamento pratico, mettendo in atto quelli che sono i comportamenti osservabili dell’analisi, consente di fortificare questa competenza.

Per una buona analisi, comunque, è importante anche un altro aspetto: il benessere fisico. Per performare e pensare meglio, in generale, è necessario infatti un cervello “sano”, a maggior ragione per attività più razionali, in cui serve molta concentrazione e molto focus – come appunto l’analisi. Il benessere e la salute fisica sono dunque condizioni fondamentali per una buona capacità di analisi: adottare alcuni comportamenti, come ad esempio mangiare sano, dormire un sufficiente numero di ore, prendersi alcuni momenti di svago per distrarsi, fare sport e mettersi in attività fisica, consentono di trovare l’energia e la concentrazione necessarie per avere una visione chiara della situazione e giungere ad un’analisi efficace, mirata e produttiva.

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