Papà anche al lavoro: cosa posso imparare per la mia carriera dai miei figli e dalle mie figlie?

«In che modo il rapporto con i tuoi figli ti aiuta, o ti ha aiutato, a crescere professionalmente?»

Questa la domanda che abbiamo posto ad alcuni “papà che lavorano”, in occasione della Festa del papà. Ascoltando i loro racconti sul valore aggiunto che l’esperienza della paternità ha dato alla loro carriera, abbiamo riflettuto insieme sugli apprendimenti che si possono trarre, per il proprio lavoro, dalla relazione con i propri figli e le proprie figlie.

«Avere un figlio è salire su un tavolo e vedere le stesse cose con occhi diversi» dice Massimo Bonello, Human Resources Strategy Advisor e Senior Business Coach, raccontandoci l’impatto che l’essere diventato genitore ha avuto sulla carriera allora già ben avviata. «Ho girato il mondo per lavoro. Ma avere un figlio cambia la tua percezione delle cose, le consideri con una logica diversa, sei proiettato all’altro: anche il tempo trascorso in aeroporto, prima lo sfrutti per comprare una cravatta, poi invece i giocattoli – ride – Impari il senso dell’attesa e della distanza. Questo cambio di approccio lo porti inevitabilmente anche sul lavoro. Quello che fai assume un significato diverso: non lo fai più solo per te stesso, sviluppi un senso di responsabilità più ampio».

Una responsabilità che diventa dunque condivisa, perché cambia il focus, come racconta Francesco Solinas, Executive Business Coach, «prima di mio figlio Giovanni la mia vita era centrata su di me. Lui mi ha permesso di accrescere quello che chiamo il decentramento, inteso come l’opposto di accentrare su di me preoccupazioni, piaceri, desideri, progetti e controllo. Ho potuto così mettere in primo piano alcuni valori e competenze come la generosità, la responsabilità, il coraggio, la sensibilità e l’amore incondizionato. Nella mia vita professionale mi ha aiutato nelle relazioni, in termini di esserci davvero per l’altro e non solo per me stesso e di imparare ad agire col cuore: il cuore è in contatto profondo con la mia coscienza e con il bisogno di dare significato a ciò che faccio».

Un’apertura verso l’altro che si riflette dunque anche in modo determinante nelle relazioni sul lavoro, con colleghi e collaboratori, in generale perché – prendendo spunto dalle parole dell’Executive Business Coach e Managing Partner Roberto Degli Esposti «quando sei genitore non sei mai solo: sei con la compagna, la madre, o comunque la nonna, il nonno, i fratelli, gli zii, l’edicolante, le maestre… ognuno ha il suo ruolo, è un vero e proprio lavoro di team se vogliamo».

«Impari anche a stare con l’altro in modo diverso» condivide Massimo Bonello a questo proposito «i figli richiedono, e ti insegnano, una presenza autentica, piena. Cominci a considerare anche i tuoi colleghi a 360 gradi, diventando più tollerante, più comprensivo».

Alleni, dunque, le competenze cosiddette emotive, di cui ci parla anche il Senior Business Coach Carlo Boidi raccontando gli apprendimenti acquisiti nelle sue esperienze sia nei ruoli svolti in azienda, sia nella sua attuale professione di consulente e professionista. «Ti relazioni con un individuo che, specialmente nei primi anni di vita, cresce e cambia continuamente. Serve un grande impegno di comprensione, di ascolto, di gestione di sé nel rapporto con l’altro, tutte skills che sono diventate il mio patrimonio e che ho potuto utilizzare come manager, con collaboratori e colleghi, e ancora di più nel lavoro come Business Coach, orientato esplicitamente allo sviluppo delle altre persone. La relazione con i figli è stata una vera e propria palestra anche sotto un altro aspetto più operativo: ho dovuto imparare a ottimizzare il mio tempo, a gestirlo in modo diverso, perché – banalmente – ne hai molto meno e perché cambiano le priorità». 

A cambiare è proprio il valore che si dà al tempo, ci racconta più profondamente Roberto Degli Esposti: «I figli, a maggior ragione quando sono piccoli, trascorrono il tempo con te senza obiettivi, solo perché ne hanno voglia e perché ti vogliono bene.. e la stessa cosa vale per te con loro. Ho imparato che il tempo non è un luogo da riempire, ma uno spazio fatto di relazione con le altre persone e questo l’ho portato sul lavoro. Non è rendendo l’agenda fitta di impegni che crei valore, anzi talvolta è proprio garantendo la tua disponibilità agli altri che lavorano con te».

Un grande tema comunque, quello della gestione del tempo, che rimanda alla sfida più ampia di conciliare vita privata e professionale: proprio l’arrivo dei figli, portandoti a rivalutare inevitabilmente le priorità, diventa un allenamento efficace nel costruire un equilibrio tra le due sfere.

Equilibrio che, sempre in quest’ottica, si ritrova anche nel «dare il giusto peso ai problemi sul lavoro, perché te li fa vedere sotto un’altra prospettiva: li gestisci meglio, in modo più bilanciato, e gestisci meglio anche te stesso in quelle situazioni», racconta Mauro Giorda, Executive da pochi mesi in pensione, che si è soffermato più nello specifico sugli spunti tratti dal rapporto con una figlia in età adulta, che si affaccia al mondo del lavoro e vive le sue prime esperienze. «Spiegare certi aspetti della mia professione, confrontarsi sul funzionamento di un’azienda, dare consigli, mi ha dato la possibilità di razionalizzare certe dinamiche, focalizzare certi aspetti del mio ruolo e così acquisire maggior comprensione di questo. Mi ha reso più consapevole dei miei comportamenti, delle mie reazioni.. del mio modo in generale di stare nel ruolo». 

Questo perché raccontarsi e mettere a disposizione degli altri le proprie esperienze aiuta a conoscersi, ma anche perché attraverso il confronto si generano nuovi spunti. «Ho potuto scoprire l’approccio al lavoro di una persona molto più giovane di me, di una generazione più vicina alle risorse che gestivo e questo mi ha permesso di relazionarmi e di comunicare meglio con loro». Aspetto importante questo, in un momento storico in cui nelle organizzazioni si trovano a collaborare fianco a fianco individui di ben 5 generazioni diverse, con modi di comunicare, vivere, definire le priorità spesso addirittura incompatibili. E in generale in un panorama lavorativo che soprattutto negli ultimi anni ha subito trasformazioni radicali, in cui non valgono più le logiche ‘di una volta’ e anche il significato che il lavoro assume e il ruolo che svolge nelle vite delle persone oggi è cambiato.

Uno scenario per certi aspetti molto più veloce e competitivo, come evidenzia Nicolò Pirera, CEO di Polyphoto S.p.a., che ci racconta come proprio in quest’ottica dalle sue figlie già adulte abbia appreso una maggior determinazione ed entusiasmo sul lavoro «Sono state per me un bell’esempio, e non solo per questo. Mi hanno aiutato concretamente ad aprirmi di più alle competenze digitali, insegnandomi a riconoscere il valore anche di strumenti che prima guardavo con un certo distacco perché mai avrei potuto pensare legati al business. E poi, a comprendere davvero l’importanza dell’equilibrio vita-lavoro, grazie alla loro capacità di portare in casa il buonumore, lasciando fuori dalla porta i problemi lavorativi».

Tanti insegnamenti, che come dice l’Executive Business Coach Alberto Camuri possono arrivare anche dai feedback espliciti dei figli «se si è attenti ai loro riscontri si ricevono
contributi importanti per l’apprendimento esperienziale e per la riflessività. Ad esempio nel mio caso mi hanno fatto riflettere sulla mia disponibilità all’ascolto: mi hanno stimolato a lavorarci sopra e trasformarlo così in un ascolto attivo ed empatico. Un’altra competenza che mi hanno spinto a potenziare è senza dubbio la flessibilità: i figli offrono grandi opportunità in questo! Anche nel comprendere e vedere le ricadute del “saper stare dentro e saper stare fuori” cercando un equilibrio in questo, per generare in loro empowerment e responsabilizzazione».

E, sempre a proposito di questo equilibrio, Roberto Degli Esposti interviene «Impari a mantenere la corretta distanza, in modo di volta in volta diverso perché i figli crescono e cambiano.. questo ti aiuta a capire come puoi supportare davvero le altre persone, è una grande allenamento per il lavoro. In generale, capita di vedere alcuni che applicano le logiche del lavoro anche nel rapporto con i figli, la tentazione ci può essere: obiettivi, organizzare il tempo, le attività.. io raccomando di fare il contrario: portare la relazione con i figli sul lavoro, può dare grandi benefici».

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