La forza della mindfulness. Il percorso di Pamela Maguire

La forza della mindfulness.  Il percorso di Pamela Maguire

Pamela Maguire ha lavorato per anni nella finanza e nel business, ed è approdata sulle coste del business Coaching portando con sè un background decisamente forte. Con una brillante carriera nell'investment banking ha lavorato per anni in un ambiente considerato "maschile" finché non si è spostata, dal mondo dei numeri, a una realtà in cui la persona è al centro: quello del Coaching. In questo momento storico particolare, ci rivela che le pratiche di mindfulness e di Coaching possono aiutarci a gestire lo stress e le emozioni negative.

Dalla cultura anglosassone al mondo latino

Il tono di voce di Pamela è morbido, calmo e accogliente. “Chiudi gli occhi. Mettiti seduta comoda. Senti il tuo respiro. L’aria che passa dal naso ai polmoni.” In connessione una trentina di manager di un’azienda cliente multinazionale sparsi in varie parti d’Europa. Tante facce con occhi chiusi visibili sullo schermo uno vicino all’altro. Questo è una tappa frequente nelle sessioni di Coaching di Pamela Maguire.

Nata in Irlanda, da 30 anni in Italia, oggi diffonde la cultura del Coaching con un forte flavour di pratica di mindfulness nelle aziende che segue. Da questo osservatorio culturalmente ampio riesce a fare una lettura interessante sul Coaching anche nella dimensione italiana.

“È vero che il Coaching è nato nel mondo anglosassone dove, forse, vi è più la consuetudine a lavorare sulla crescita professionale in modo dichiarato” dice. “Infatti, negli Stati Uniti non è insolito che le persone parlino apertamente di andare da una terapista, fatto che in Europa è meno frequente e se ne parla raramente. Essere seguito da un Coach per migliorarsi nello sport è completamente accettabile, ma il desiderio di migliorarsi sul lavoro può essere percepito come segnale di debolezza: “io non ne ho bisogno” è una frase che si sente molto spesso.”

Pamela ci racconta un episodio. “Quando ho parlato della mia scelta di iscrivermi al Programma per Senior Practitioner in Business Coaching al marito di una mia amica, che è un dirigente in una piccola società italiana, lui era molto scettico e mi ha detto che a parere suo: “l’Italia per com’è non userà mai il Coaching”. Ho fatto il Coaching sperimentale (le prove di Coaching o tirocinio che si seguono per diventare Business Coach) con un suo collaboratore e il mio amico è rimasto così colpito dal cambiamento in positivo del suo collaboratore e del potere del Coaching che voleva lui stesso seguire un percorso di Coaching e far fare Coaching a tutto il suo team. Addirittura voleva diventare anche lui un Coach! Quando ha visto i risultati e l’utilità di questa pratica si è convinto subito”.

Condivide con noi questo aneddoto per sottolineare che quando una persona capisce che cos’è il Coaching e ne vede i benefici, lo scetticismo si converte in curiosità.

Ma oltre a una certa resistenza a chiedere aiuto sul lavoro, un’altra differenza che Pamela ha visto è l’uptake, cioè la diffusione della cultura del Coaching. Nei paesi anglofoni, su giornali e riviste da anni si leggono articoli sul Coaching (e sulla mindfulness), mentre in Italia questi due temi stanno cominciando ora a diffondersi nell’opinione pubblica.

Pensa inoltre che ci potrebbe essere una differenza nell’interpretazione del self-improvement e del cambiamento. Cambiare carriere nel mondo anglosassone è molto comune ma qui in Italia lo è molto di meno per tanti motivi, anche per la struttura dei contratti e la legislazione sul lavoro. Nei paesi anglosassoni il mercato del lavoro è molto aperto, è molto più facile lasciare a casa i dipendenti ma dall’altro lato è anche più facile trovare un lavoro nuovo. “Cambiare società, cambiare carriere e il retraining (la riqualificazione) sono concetti in generale molto diffusi in queste culture, e ciò rende molto utile la figura del Coach. Il mercato del lavoro qui in Italia è cambiato tanto negli ultimi anni e sta ancora cambiando, infatti sta aumentando fortemente la richiesta di Coaching. Ma il Coaching non serve soltanto a chi vuole cambiare lavoro, serve anche ai dipendenti, dirigenti ed executives. Ci aiuta a diventare ancora più bravi a fare quello che sappiamo già fare”.

Pamela stessa ha cambiato carriera. Passando dal mondo della finanza a quello del Coaching ha maturato un nuovo mindset, improntato alla filosofia del Coaching che si concentra sul porre domande potenti, piuttosto che offrire soluzioni al cliente. É qui che, all’inizio della sua pratica di Coach, si è trovata in difficoltà. Ha fatto molta fatica a non dare dei consigli, perché prima di diventare business Coach il suo lavoro consisteva nel dare soluzioni o una risposta, era pagata per avere un’opinione. Questa per lei è stata la sfida più grande: non dare consigli, non dare soluzioni. “Mi sentivo impotente”, ci confessa, “fuori della mia zona di comfort. Ma mi è successa una cosa straordinaria che ha eclissato questo mio discomfort: durante il periodo di Coaching sperimentale mi sono affidata al processo e alle competenze del business Coach e ho visto che ha dato grandi risultati. Mi sono trattenuta dal dare soluzioni o consigli, e questo mi ha reso la Coach che sono adesso”.

Coniugare il business, il Coaching e la mindfulness

Pamela ha un solido background nel mondo del Business che viene poi combinato con quello del Coaching e la pratica della mindfulness. Integra questi tre elementi perché il Coaching e la mindfulness sono molto affini. Prima di diventare Coach e durante il Corso Senior Practitioner in Business Coaching è rimasta felicemente sorpresa da quanto la mindfulness sia utile nel Coaching. Il punto più importante della mindfulness che il Coach applica è infatti la presenza: stare qui e ora, l’ascolto, il non-giudizio e l’intelligenza emotiva.

“Quando sono tornata a studiare psicologia dopo 20 anni il mio obiettivo consisteva nell’aiutare le persone a gestire lo stress sul posto di lavoro. Vedevo l’impatto negativo di eccessivi quantitativi di stress quando lavoravo sui mercati finanziari, sui colleghi, sui gestori di fondi e sugli Executives delle società quotate che accompagnavo a visitare i fondi. Capivo che la giusta dose di stress può tirare fuori il meglio in noi e darci una carica, ma lo stress costante a lungo andare fa veramente male ed è dannoso”. Perciò con la mindfulness ha acquisito gli strumenti necessari per aiutare gli altri professionisti che come lei operano in contesti dinamici e stressanti.

Il business è l’ambiente naturale di Pamela. Vede molte connessioni tra il Coaching, la mindfulness e il business. Un giorno, dopo una sessione con altri insegnanti di mindfulness ha riflettuto: “lavoro con dirigenti che in questa situazione di emergenza globale si trovano ad avere moltissime responsabilità per far fronte a questa situazione, e la gente ha poca empatia nei confronti di questo gruppo di professionisti, che hanno responsabilità e sono esseri umani esattamente come tutti noi e sono sottoposti a livelli di stress altissimi in questo periodo. Devono prendere delle decisione difficili che avranno un impatto su tante persone e sul futuro finanziario delle aziende”. Pamela stessa, avendo ricoperto ruoli di Senior Manager ed Executive Director, è stata Executive durante 9/11 e la crisi finanziaria del 2008: sono momenti storici diversi ma le sue esperienze le permettono di capire quello che stanno affrontando gli Executives ora durante questa pandemia.

Il sostegno in un momento difficile: il Business Sangha

La parola Sangha vuol dire comunità, ed è uno spazio dedicato a chi è interessato ai benefici della mindfulness nel mondo del lavoro. La Sangha è un’opportunità di praticare mindfulness insieme ad altre persone. L’obiettivo consiste nell’aiutare le persone a incontrare o consolidare la mindfulness in un’ottica di business, quindi come la mindfulness ci può aiutare sul posto di lavoro. I benefici della mindfulness come gestire meglio lo stress nel lavoro, l’attenzione e le relazioni, la consapevolezza di sé, un rafforzamento del sistema immunitario sono comprovati da numerosi studi scientifici. Praticare mindfulness in gruppo aiuta ad allenarsi con maggiore efficacia.

La Business Sangha è rivolta ai manager. Per chi ha bisogno di gestire meglio sul lavoro se stesso, gli altri e il tempo, per chi è interessato alla mindfulness ma non ha ancora avuto la possibilità di approfondirla, per chi conosce già la mindfulness, e magari ha anche già fatto un corso ma ha trovato difficoltà a praticarla da solo.

L’incontro in presenza dura 90 minuti e si alternano pratiche guidate a discussioni su come applicare la mindfulness nel mondo di lavoro. Le sessioni in presenza avevano una cadenza mensile, ora l’offerta è stata implementata ed è stata proposta settimanalmente e in virtuale. Le sessioni online durano 60 minuti e hanno lo stesso format degli incontri in presenza.  Questa scelta è stata molto apprezzata perchè ogni settimana questa pratica di mindfulness offre validi strumenti in un momento di particolare difficoltà e incertezza.

Infatti la mindfulness diventa uno strumento di cui l’azienda può servirsi durante un momento di incertezza globale

La mindfulness aiuta a diventare più consapevoli e a gestire le nostre emozioni. “Il WHO ha formalizzato, nel maggio 2019, il burnout come diagnosi ufficiale. Sappiamo che burnout a volte occorre nel mondo del lavoro. Non è una sorpresa ed è uno dei tanti motivi per cui la mindfulness viene utilizzata sempre di più nell’ambito lavorativo”, ci spiega Pamela. Uno studio condotto dai neuroscienziati di Harvard illustra che la mindfulness letteralmente cambia il nostro cervello. La parte del cervello che regola l’auto-consapevolezza, “l’insula”, diventa più spessa, ovvero aumenta la materia grigia e l’amigdala, la parte del nostro cervello che si occupa della risposta allo stress che quando siamo molto stressati diventa iperattiva, diventa meno reattiva.

Infatti praticare mindfulness ci aiuta di vedere le cose come stanno e gestire le nostre emozioni: uno strumento molto potente in questo momento di emergenza COVID 19.  Pamela riporta un articolo del Boston Consulting Group di aprile 2020 che ha condotto uno studio sulle emozioni che l’emergenza sta suscitando nelle persone. Le parole che sono emerse sono incertezza, ansia, paura, stanchezza. Sono sentimenti intensi. Il report parla del fatto che la mindfulness è particolarmente utile nel gestire le emozioni negative e nello stare hic et nunc: “stare nell’incertezza è la sfida che stiamo tutti affrontando. Non possiamo avere il controllo su tutto, soprattutto in questo momento. Perciò la mindfulness è molto utile per la gestione dello stress, delle emozioni negative e dell’incertezza. Ci aiuta a stare e a conviverci, ad accettare quello che non possiamo cambiare nel nostro raggio d’azione, fonte di grande stress”.

Ci sono aziende che si servono della mindfulness in questa emergenza

Molte società hanno fruito della mindfulness in passato ed ora ne stanno vedendo i risultati e i benefici, durante l’emergenza.

Pamela ha iniziato un percorso di mindfulness con HR managers di multinazionali proprio all’inizio della quarantena: le sessioni li hanno aiutati ad affrontare le difficoltà che avevano nel dover implementare le loro mansioni e prendere decisioni.

Una società, che non si era mai servita della mindfulness, e ha iniziato con l’emergenza, ha dovuto affrontare momenti critici e anche in questo caso la mindfulness ha aiutato le persone a mettersi nei panni dei propri colleghi, collaboratori, capi e dipendenti. Insomma ha avvicinato le persone e ha rafforzato la loro relazione ed empatia nei confronti dell’altro.

Porta un altro esempio, una società di consulenza internazionale in cui i manager dovevano gestire clienti e team che stavano vivendo la difficile definizione del confine netto tra vita lavorativa e vita familiare. Gli stessi manager della società di consulenza erano chiamati a gestire questa situazione “scomoda”, side effect del lavoro da remoto.

Tutti questi cambiamenti e la ridefinizione delle regole che dettano la vita lavorativa quotidiana hanno influito sul rendimento e sulla mole di lavoro dei manager. Ed è qui che è intervenuta la mindfulness: “è emerso il ruolo fondamentale dell’empatia per il loro team e per i loro clienti. Loro si assumevano le difficoltà del team e la mindfulness li ha aiutati ad essere più gentili con loro stessi perché le responsabilità emerse rischiavano di mandarli in burn out. Prima dell’emergenza, la componente emotiva nella cultura di questa azienda era sempre stata messa in secondo piano perché ritenuta superficiale”. Ora i manager hanno maturato l’importanza di saper gestire la parte emotiva di loro stessi, dei clienti e del team. E Pamela ne è molto orgogliosa.

Chi è lei? Pamela Maguire

  • Professione – Organisational Consultant, Senior Business e Team Coach, Mindfulness Expert e Lecturer
  • Irlandese
  • Ha conseguito un Master in Business Administration, MBA, presso Trinity College Dublin e ha preso la seconda laurea in Psicologia Clinica con specialistica in Psicologia della Salute accreditata dalla British Psychological Society
  • Esperta in economia commercio, psicologia, mindfulness e Business Coaching, con una profonda conoscenza delle motivazioni e degli ostacoli che i professionisti possono incontrare nel mondo di lavoro, aiuta i suoi clienti a sviluppare e rinforzare le competenze che serviranno loro per crescere e creare valore nel proprio settore
  • Curiosità  – Negli ultimi 10 anni ha fatto dei ritiri di meditazione in silenzio di almeno una settimana in giro per il mondo, ama cucinare piatti di diversi paesi e abbinare i vini giusti, si interessa di sostenibilità e lettura

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