La leadership delle api: per una crescita sostenibile del business

Pensiamo all’impollinazione: attraverso questa attività, le api garantiscono al contempo la propria sopravvivenza e quella dell’intero ecosistema, assicurando ad esempio il mantenimento della biodiversità. Si tratta di insetti sociali: vivono in colonie molto numerose, organizzate in gerarchie molto ben definite, in cui ciascuno fa la sua parte. Per riprodursi e sopravvivere, le api accumulano il massimo possibile di provviste durante la buona stagione, per poter passare l’inverno. Inoltre, questi insetti sono legati gli uni agli altri da legami molto profondi e solidi, tanto che ogni ape è disposta a sacrificarsi per il bene della collettività.

L’organizzazione impeccabile delle api è così fortemente basata su collaborazione e visione a lungo termine: sono capaci di una prospettiva ampia, lavorano propriamente per il futuro – e non solo per il proprio e per quello della colonia. I comportamenti attraverso cui garantiscono il benessere della propria specie, infatti, impattano positivamente sul contesto esterno, facendo la differenza sul benessere addirittura di tutta la Terra.

All’estremo opposto le locuste, nell’immaginario comune raffigurate come uno sciame di insetti voraci che ricoprono interi campi rigogliosi, li invadono per divorarli, lasciandoli spogli e secchi e compromettendo così la sopravvivenza delle altre specie. A differenza delle api, questi insetti hanno un atteggiamento per così dire predatorio, del “tutto subito”.

Possiamo pensare a queste due tipologie di comportamenti animali come a due stili contrastanti di leadership:

  • quella delle api costruisce comunità, favorisce la collaborazione tra le parti e promuove il valore a lungo termine;
  • quella delle locuste invece considera solo gli interessi a breve termine, il rendimento nell’immediato, non vede il domani ma solo l’oggi.

Se dal mondo animale ci spostiamo a quello del business, alla leadership delle api possiamo assimilare il concetto di “leadership sostenibile”: la ricerca mostra infatti che le api sono insetti molto sostenibili, hanno maggiori probabilità di raggiungere livelli di prestazioni più elevate e obiettivi anche molto complessi, e sono socialmente più responsabili rispetto alle locuste. Così i leader, proprio come le api, se vogliono agire in maniera sostenibile dovrebbero considerare la propria azienda come parte di una comunità molto più ampia, trasformando il proprio obiettivo in quello di promuovere una crescita sostenibile – nel tempo e nello spazio.

Quello della leadership sostenibile è un concetto non proprio recentissimo, ma che soprattutto negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede nel business, diventando un campo emergente di studio. Numerosi studi sottolineano come il cambiamento climatico, la scarsità di risorse, l’integrazione economica, i conflitti culturali, le migrazioni umane, le innovazioni tecnologiche e l’instabilità politica hanno creato le condizioni per cui i leader organizzativi devono prestare sempre più attenzione non solo al funzionamento interno delle proprie politiche, ma anche all’impatto globale, all’esterno. Quello che sta cambiando è che se fino ad ora implementare un modello di business sostenibile è stata, per così dire, una libera scelta, si sta avvicinando il momento in cui sarà una scelta obbligata per le aziende che vorranno continuare a sopravvivere e a produrre valore.

In quest’ottica, già nel 2000 le Nazioni Unite hanno firmato i cosiddetti Obiettivi di sviluppo del millennio. Applicabili alle organizzazioni di tutti i settori e di tutto il mondo, questi otto macro-obiettivi esprimevano un interesse per temi quali la povertà, la fame, le malattie, la mortalità infantile, l’universalizzazione dell’istruzione primaria, la disuguaglianza di genere, il degrado ambientale. L’intenzione era quella di promuovere concretamente la consapevolezza globale, la responsabilità politica, il miglioramento delle metriche, il feedback sociale e le pressioni pubbliche.

Alcune organizzazioni, come SAS Institute, Google, Shell Oil Co., NEC Corp. e Procter & Gamble Co., hanno già sviluppato modelli aziendali di questo genere, senza sacrificare la redditività, la crescita delle entrate e anzi incrementando i livelli di performance. In effetti, stanno già riscontrando l’impatto economico, sociale e ambientale molto positivo di queste strategie di business sostenibile.

Un esempio che può concretamente ispirare è BMW, che ha dimostrato come non solo questo approccio porti buoni risultati soprattutto in periodi difficili, ma anche come con il tempo e con l’allenamento sia possibile normalizzarlo e radicalizzarlo nel DNA dell’organizzazione, facendolo diventare parte della cultura aziendale.

In generale, comunque, fino a poco tempo fa le concettualizzazioni più diffuse relative alla leadership “efficace” ruotavano per lo più intorno a misure organizzative interne, come la soddisfazione del lavoro del personale, l’impegno, il comportamento di cittadinanza organizzativa, la performance dei singoli e dell’azienda nel complesso. Come scrivono Hallinger e Suriyankietkaew, tutte queste concezioni considerano le organizzazioni come “sistemi chiusi” in se stessi.

È primariamente in questo senso che deve avvenire il cambio di prospettiva: come dice la Senior Business Coach Anja Puntari, nel mondo di oggi, le organizzazioni devono necessariamente essere trattate come sistemi aperti, come entità non sussistenti isolatamente, ma fortemente interconnesse e interdipendenti, il cui impatto dunque non è limitato entro i propri confini, entro il perimetro fisico e organizzativo, bensì “esce dai bordi” coinvolgendo l’intero ambiente circostante.

L’idea di una “leadership sostenibile” si colloca allora proprio all’interno di questo movimento verso una concettualizzazione più ampia degli obiettivi e delle responsabilità delle organizzazioni e dei loro leader. A questo proposito, di recente McKinsey ha dichiarato che per superare le sfide che il futuro digitale impone e imparare a carpirne le opportunità, i leader sono chiamati a ripensare al modo in cui operano: tra le 5 priorità dei CEO, classificate come must per il futuro, spicca proprio la sostenibilità considerata in questo senso ampio.

Ma di cosa si tratta esattamente? Quali comportamenti richiesti ai leader sono propriamente sostenibili?

Competenze e comportamenti della sostenibilità

La definizione di “sostenibilità” riconosciuta a livello internazionale risale al 1987, proposta dalla Commissione mondiale su ambiente e sviluppo dell’UNEP (United Nations Environment Program), in cui si definisce sostenibile «lo sviluppo idoneo a soddisfare le necessità della generazione presente senza compromettere la capacità di quelle future di rispondere alle loro».

In generale, partendo proprio da questo concetto centrale, la leadership sostenibile riorienta la missione delle organizzazioni verso molteplici indicatori di successo che vanno al di là delle misure tradizionali di soddisfazione del personale, impegno e performance dei compiti, e si ampliano a considerare le conseguenze sociali e ambientali.

Possiamo delineare alcuni elementi cruciali nella definizione di una leadership sostenibile, identificandone gli ingredienti caratterizzanti:

  • Enfasi sulla leadership, piuttosto che su un leader unitario: il centro diviene la collaborazione, coloro che ricoprono il ruolo di “leader” nella gerarchia organizzativa guidano ‘con’, piuttosto che ‘sopra’ gli altri.
  • Visione a lungo termine, che si concretizza in decisioni lungimiranti e non orientate esclusivamente alla massimizzazione del profitto immediato.
  • Obiettivi più ampi che collegano le organizzazioni alla società.
  • Comportamento etico, sia nel rapporto con i dipendenti e con i collaboratori, sia nei confronti della società in senso ampio.
  • Responsabilità sociale dei leader e delle organizzazioni.
  • Capacità di innovazione, per accogliere in generale i cambiamenti e in particolare per cogliere le infinite opportunità del digitale.
  • Cambiamento sistemico.
  • Coinvolgimento degli stakeholder.
  • Sviluppo delle capacità delle parti interessate: valorizzare e far crescere i talenti è funzionale non solo al coinvolgimento e alla collaborazione, ma anche per trattenerli e attrarli, cosa fondamentale nell’ottica di garantire una vitalità a lungo termine dell’organizzazione.

Questo richiede così lo sviluppo di specifiche competenze. Diventa fondamentale l’apertura al nuovo e al cambiamento, assumendo un atteggiamento innovativo: porsi in ascolto del contesto esterno, per coglierne le peculiarità e le esigenze, ma anche di sé e degli altri per incentivare il coinvolgimento di tutti, lo spirito di squadra e così la cooperazione. Così diventano centrali lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, la resilienza e la flessibilità, rendendosi disponibili ad abbandonare modelli vecchi e cogliere ciò come occasione per crescere. Sempre di più quindi, attivare la creatività in sé e nei propri collaboratori, creando le condizioni per cui ciascuno possa dare il pieno contributo ed esprimersi in libertà.

La chiave è assumere uno sguardo più ampio, e questo deve avvenire a tutti i livelli, ma essere stimolato innanzitutto dalle figure leader: la leadership sostenibile è attuata attraverso sforzi collettivi o distribuiti che mirano a plasmare la cultura organizzativa, riprogettando i sistemi di lavoro per raggiungere nuovi obiettivi.

Come scrivono i ricercatori Galpin e Whittington, il percorso per il successo degli sforzi di sostenibilità dipende da fattori organizzativi sia “macro” che “micro”. La combinazione di questi fattori fornisce al management un approccio potente che coinvolge la forza lavoro negli sforzi di sostenibilità, con conseguente performance di sostenibilità positiva a livello di dipendenti e di organizzazione.

In generale, quello della sostenibilità si colloca in un discorso più ampio: ha a che fare con la capacità di seguire il ritmo dei cambiamenti e, pertanto, è applicabile sempre, in ogni epoca. Nello scenario attuale, però, una considerazione “ecologica” è più che mai necessaria: per generare il massimo del valore possibile, dobbiamo mettere in atto dei comportamenti il cui esito contribuisce insieme al nostro benessere e a quello dei sistemi di cui facciamo parte, proprio come le api.

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