The future of Work, Life and Education: che cosa ci riserverà il futuro?

John Favaro, Anja Puntari and Guenter Koch, founding members of GRASP Network in Vienna in 2018.

Performant by SCOA parteciperà come sponsor al Symposium di GRASP Network, presso il Padiglione Austriaco a Dubai EXPO 2021-22 dal titolo “Connecting Minds, Creating the Future”. Abbiamo intervistato Guenter Koch, Presidente, e Anja Puntari, Vice Presidente di GRASP Network, per conoscere maggiori dettagli sul progetto e sul concept dell’evento.

GRASP network è un’associazione no profit con sede a Vienna, che utilizza il pensiero artistico per incentivare la produzione di nuove forme di significato e di conoscenza nel contesto contemporaneo in continua evoluzione. Guenter Koch, in occasione dell’EXPO di Dubai 2022, lei sta portando l’arte nel Padiglione Austriaco. In cosa consiste brevemente il progetto?

GK: La missione di GRASP network è di “rendere visibile l’invisibile” utilizzando gli oggetti d’arte come uno slancio di intuizione e come fonte di ispirazione. La nostra vita sociale ed economica di oggi sta diventando sempre più immateriale – si pensi alla finanza, ai software, ai nuovi media etc.. Molti di questi nuovi “mondi di percezione nel nostro lavoro”, per la maggior parte di noi, sono difficili da concepire e da “afferrare”. In quest’ottica, la mostra che portiamo all’EXPO è un tentativo di innescare considerazioni e discussioni sugli scenari futuri, nel nuovo e incerto mondo globale post-pandemia. Questo è il motivo per cui abbiamo intitolato la mostra fisica a Dubai “Doubtful Practices / Practices of Doubt“.

Oltre alla mostra d’arte fisica, che si svolge nel Padiglione Austriaco all’EXPO di Dubai, lei organizza anche un Symposium, una conferenza con grandi keynote speakers come Julian Nida-Rümelin, Peter Weibel e molti altri. In cosa consiste, nello specifico, questa conferenza on-line?

GK: Originariamente avevamo progettato una serie di workshop in loco, all’interno del Padiglione Austriaco, seguendo la metodologia di ciò che chiamiamo “Knowledge Huddles”, ovvero una pratica in cui le persone costruiscono una riflessione collettiva su un argomento specifico, utilizzando l’arte per pensare in modo più creativo. Le condizioni a cui la pandemia ha dato luogo, però, ci hanno costretto a rendere virtuali questi eventi, spostandoli nel periodo successivo alla mostra. Grazie all’uso della teleconferenza abbiamo potuto trasformare i “Knowledge Huddle workshops” in qualcosa di più ampio e articolato, organizzando tre sessioni di conferenze che combinano discorsi di apertura e tavole rotonde – con partecipanti di alto profilo, come lei stessa ha menzionato. Il formato virtuale ci dà un alto grado di flessibilità nell’organizzazione delle sessioni e, cosa più importante, permette una partecipazione più ampia e globale.

Padiglione Austriaco al Dubai EXPO 2021-2022

Anja Puntari, lei è un’artista ma, nel suo lavoro di Business Coach, utilizza anche l’arte come ‘attivatore’, come stimolo. Perché usare l’arte al di fuori del suo contesto tradizionale? Che tipo di valore creato?

AP: Per molti anni ho usato l’arte contemporanea come trigger, per aiutare le persone a creare connessioni emotive, per scavare più a fondo e anche per rendere più efficaci i professionisti e i team in modo creativo. In questo, l’arte ha un potere incredibile. Aiuta le persone a vedere un punto di vista diverso, crea connessioni inaspettate, e funziona anche come un veicolo che incentiva gli individui a parlare, a condividere le loro esperienze e ad entrare nella conversazione in un modo diverso, direi con meno filtri rispetto a quando affrontano di solito una conversazione quotidiana. Le opere d’arte hanno sicuramente un effetto sulle nostre emozioni, quindi in una sessione di Coaching o durante un workshop possono fare spazio al nostro lato meno razionale, più impulsivo e meno visibile, liberandolo e lasciandolo così emergere. Un’istanza metodologica di questo approccio è, appunto, il “Knowledge huddle”, già menzionato da Guenter.

Guenter Koch, il progetto si concentra su tre temi principali: Il futuro del lavoro, della vita e dell’educazione. Perché dovremmo focalizzarci proprio su queste tre aree in questo momento? Perché sono così urgenti?

GK: Come dicevamo, gli argomenti di spicco trattati saranno appunto “Il futuro della vita”, ovvero le condizioni del nostro vivere nell’avvenire, “Il futuro del lavoro” – particolarmente interessante in vista delle condizioni di lavoro dematerializzate, e “Il futuro dell’educazione” che riguarda il modo in cui le prossime generazioni gestiranno il loro apprendimento e l’acquisizione di conoscenze. Penso che selezionare questi tre argomenti sia stata la scelta migliore, poiché in un mondo in accelerazione e continuo cambiamento la discussione su questi temi ci aiuta ad essere preparati nel migliore dei modi a padroneggiare il nostro futuro sempre più complesso.

Anja Puntari, lei lavora da molti anni nell’ambito dello sviluppo delle organizzazioni. Il futuro del lavoro è anche uno dei temi principali del progetto. Che tipo di sfide vede nel futuro del lavoro? Come possiamo relazionarci con i cambiamenti dello scenario lavorativo? E chi sono i pensatori che parleranno di questo argomento nel Symposium?

AP: Sì, il lavoro sta davvero cambiando e, per certi aspetti, il futuro è già qui. Siamo attualmente nell’era della quarta rivoluzione industriale, una fase in cui le tecnologie stanno rendendo i confini tra la sfera fisica, digitale e biologica della nostra esistenza sempre meno nitidi, sempre più sfumati. Viviamo all’interno di complessi sistemi interdipendenti e questo influenza la nostra vita quotidiana in un modo senza precedenti.

Dal mio punto di vista, il lavoro sta cambiando in molti modi diversi. Posso nominare due aree che, al momento, sono particolarmente rilevanti in questo senso.

Innanzitutto, la durata media della vita degli esseri umani è aumentata in modo esponenziale negli ultimi 200 anni. L’aspettativa di vita dei bambini nati oggi, nella maggior parte dei paesi occidentali, è di circa 100 anni. Le generazioni nate subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, che sono già in pensione o stanno per andarci. sono in molti casi ancora in buona salute. Una questione che vale la pena affrontare, dunque, è come possiamo valorizzare tutta la potenziale ricchezza che abbiamo a disposizione, tutte queste persone brillanti e in buona salute che avrebbero ancora molto da dare.

Viviamo più a lungo e inoltre tra le diverse generazioni ci sono differenze molto più significative di prima, e questa diventa una sfida organizzativa. Per la prima volta nella storia, sul posto di lavoro collaborano e lavorano fianco a fianco cinque generazioni diverse. Gestire la differenza tra i baby boomers e la generazione Z è estremamente sfidante per molte organizzazioni: come possono riuscirci in modo costruttivo e far sì che le persone rimangano competenti e capaci di affrontare le sfide del mercato del lavoro in percorsi di carriera che diventano sempre più lunghi?

In secondo luogo, il mondo post-coronavirus è fluido, liquido e più che mai senza barriere. Il primo passaggio alla liquidità è avvenuto con la prima ondata digitale. La possibilità di essere connessi da qualsiasi luogo e in qualunque momento ha dato alle aziende la possibilità di sviluppare strategie di business completamente nuove.

Con la crisi provocata dal Covid-19, il lavoro a distanza è diventato la realtà quotidiana per milioni di persone, richiedendo ai professionisti di gestire il proprio lavoro in modo completamente diverso da prima. La gestione di sé, la capacità di organizzarsi e stabilire le priorità autonomamente sono diventate competenze da padroneggiare ad ogni livello dell’azienda. Tutto ciò ha anche provocato l’esigenza di sviluppare uno stile manageriale focalizzato sulla performance, e non invece sulla presenza. Quali sono i pericoli del lavoro a distanza? In che modo il nuovo modo di lavorare influenza l’approccio manageriale? Quali sono le opportunità che il mondo globalmente connesso offre al mercato del lavoro?

Durante il Symposium interverranno artisti, filosofi, imprenditori e politici, per discutere proprio del futuro del lavoro. Penso che l’unica possibilità che abbiamo per affrontare le sfide attuali sia quella di mettere insieme prospettive e conoscenze molto diverse tra loro, per creare una maggiore comprensione della direzione verso cui stiamo andando.

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