Sulla home di instagram, mi è capitato tempo fa di incappare in un post che mostrava un paesaggio bucolico di montagna. La descrizione che accompagnava lo scatto, opportunamente virato in un filtro curato al millimetro, recitava: "Finalmente un po' di pace. Che bello trovarsi qui, lontani dai social." Il post mi ha fatto sorridere e sembrava quasi parodico: la persona che l'ha pubblicato aveva sentito l'esigenza di dichiarare proprio su un social network il suo allontanamento dallo stesso.
Questo piccolo aneddoto è solo uno dei segnali simbolici su come la digitalizzazione abbia preso il controllo delle nostre vite. Anzi, ormai suona “vecchio” dire che le nostre esistenze siano completamente dominate dal digitale.
Il mio pensiero, però, non ha nulla di tecnofobo. Credo, anzi, fermamente che la tecnologia abbia portato una rivoluzione positiva nelle nostre vite. Il mio stesso lavoro si realizza nel territorio web, dividendomi nella comunicazione in campo editoriale e business, attraverso i canali delle aziende per cui opero e tramite un’attività giornaliera di self branding attraverso il caricamento di contenuti video su YouTube atti alla promozione della lettura.
Lavorare nel campo social, però, mi ha messo nella condizione di valutare come gestire con competenza la dimensione digitale. Infatti, in questo mondo, il self management diventa una delle competenze chiavi, inteso come consapevolezza e abilità nel gestire l’utilizzo dei propri device in modo equilibrato. In questo senso, saper sfruttare al meglio i mezzi a disposizione e essere consapevoli, anche, di quando distaccarsene è basilare.
Come ricorda Anja Puntari in una recente intervista: “Nell’epoca liquida, per usare la terminologia di Bauman, dove le certezze sono venute a meno, l’abilità di costruire un buon equilibrio personale è la base per tutto il nostro fare. — Paradossalmente “libertà” e flessibilità ci rendono vulnerabili se non ne siamo consapevoli e non le sappiamo gestire costruttivamente. In questo frame la competenza del self-management diventa anche l’abilità di dire “no”, di rispettare i propri bioritmi e la dimensione della vita privata, l’abilità di organizzarsi e di stare in un programma predefinito. Comportamenti che richiedono auto-controllo proprio perche riprogrammare o rispondere sempre e ovunque dipende sopratutto da noi stessi.”
Sempre connessi, sempre reperibili
Il web a portata di mano, grazie a smartphone e iPad, ci ha dato l’illusione di possedere una capacità multitasking, totalmente innaturale per il cervello umano, che tende a concentrarsi con maggiore intensità solo su un’attività alla volta. Ci illudiamo di avere sotto controllo più cose assieme semplicemente per il fatto che tendiamo a “switchare” da un’azione all’altra con velocità e prontezza sempre più brevi. Rispondere alle mail durante una riunione ci allontana, per esempio, dalla discussione nel breve momento in cui stiamo digitando: il nostro corpo e lì, la mente è altrove.
Il cellulare è diventato lo specchio delle nostre vite: su esso scorrono la nostra vita privata e la nostra vita professionale, in un continuo flusso di stimoli. Averlo a portata di mano giustifica che siamo rintracciabili sempre e comunque. In alcune aziende, significa concedere al datore di lavoro di chiamare i dipendenti nel weekend o in orari fuori officio. Qual è la policy aziendale? I dipendenti devono essere sempre reperibili o ci sono delle fasce orarie da non invadere?
Molte aziende si sono mostrate particolarmente sensibili a questa tematica, come ad esempio Biogen che recentemente ha dichiarato, su “L’economia de Il Corriere della Sera”, di aver instaurato un divieto assoluto di inviare mail tra le 19.30 e le 7.30.
Mondi diversi, emozioni diverse
Dicevamo che il cellulare è il portale in cui vita professionale e vita privata si mescolano messaggio dopo l’altro. Inondati di notifiche, viviamo nella continua alternanza tra mail professionali e messaggi del partner, con il risultato di vivere uno stato emotivo sempre alterato e ballerino. Non vi è, dunque un coinvolgimento al 100% su un’unica sfera della nostra vita, con il rischio di compromettere l’attenzione e la concentrazione da ambo le parti. Simon Sinek, nel talk “How Do Cell Phones Impact Our Relationships” dimostra come anche il nostro body language nell’interazione con il telefono sia impattante nei contesti relazionali (meeting professionali, appuntamenti romantici, incontri con gli amici). Già il cellulare sul tavolo o il nostro modo di camminare con smartphone alla mano svela involontariamente il nostro disinteresse al mondo reale.
Non rispondere attivamente a una notifica può condurre a una sottile angoscia e senso di soffocamento, che è tipico di altri fenomeni di internet, come il FOMO, l’ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere sempre al passo con le novità.
La stessa gestione delle relazioni nel digitale è sempre più complicata e tende a confondersi con il reale, generando un’angoscia sempre crescente al dover rispondere sempre a tutti gli stimoli comunicativi. Questo comporta delle interruzioni continue rispetto all’azione che si sta svolgendo, con la conseguenza di riduzione della performance lavorativa e aumento dello stress.
Di quanta comunicazione digitale abbiamo realmente bisogno per essere produttivi? Ci sono task che potrebbero essere svolte con più velocità nel mondo “analogico”: perché inviare una mail al collega della stanza a fianco, se puoi chiederglielo direttamente?
- Creare una policy aziendale: no email, meeting e telefonate in orari out-of-office
- Creare consapevolezza culturale sul problema: condividere pensieri e idee di come gli smartphone possono ridurre la produttività, l’efficacia e l’efficienza può essere molto utile.
- Mettere a disposizione degli utenti un’app di gestione del tempo: avere sotto controllo la qualità del tempo lavorativo dedicato ai digital Device è importante per poter sfruttare al meglio i mezzi a disposizione.
- Gestire (e quando serve disattivare) le notifiche. Spegnere le notifiche dei social media quando si è in ufficio (e togliere le notifiche alle mail quando si è fuori dall’ufficio) è importante per avere un ottimo work-life balance e per prevenire un abbassamento della concentrazione.
- Spegnere il telefono: Siamo abituati ad avere lo smartphone sempre acceso, ma stabilire degli orari della giornata in cui distaccarsene è utile e può incidere profondamente sulla nostra performance.
- Mindfulness: Praticare mindfulness o meditazione può facilitare la concentrazione, a ritrovare un proprio equilibrio e a migliorare il nostro focus.
- Comportamenti adeguati nella gestione dei device nei contesti relazionali e lavorativi: evitare di controllare il telefono in momenti di riunione o di confronto personale.
- Guardare l’ora sull’orologio: Ormai un orologio da polso è solo un accessorio alla moda che ha perso la sua funzione originale. Siamo sempre più portati a controllare le ore sul cellulare, col rischio che si controlli la casella di posta e poi instagram e poi Facebook. Ribaltare la tendenza può essere difficile all’inizio, ma una volta che diventa abitudine sarà sempre più automatico.