Nel 1986 l’artista italiano Maurizio Cattelan lancia una delle sue prime provocazioni, una tela tagliata nello stile di Lucio Fontana che rappresenta, però, la lettera Z di Zorro. Cattelan è rappresentante del suo tempo. Durante gli anni ’80 diventa sempre più persistente la creazione di opere d’arte contemporanea che costruiscono su un linguaggio, uno stile e un fare che rimandano a correnti precedenti. L’opera diventa una ricostruzione fatta da un’assemblaggio di opere fatti da altri artisti.
Il fare diviene, quindi, un semplice reinterpretare e ri-assemblare quello che abbiamo già a disposizione.
Tutti noi abbiamo continuamente nuove occasioni per interpretare e reinterpretare situazioni già vissute. Ce ne sono nelle nostre attività professionali: si chiamano riunioni, incontri individuali, comitati, gruppi di progetto. E ce ne sono anche nella vita privata di ciascuno di noi.
Ci sono anche cicli stagionali nelle prassi manageriali come in quelle professionali. Scadenze e impegni si ripropongono di stagione in stagione, di trimestre in trimestre o di anno in anno.
Poi ci sono le occasioni, le svolte, le scelte più gravi ed importanti. Non capitano quasi mai una volta sola. Spesso si presentano e si ripresentano a distanza di tempo, dando luogo a riflessioni, pensieri, valutazioni sul come sia meglio affrontarle, su quali siano stati gli errori e i benefici che si sono manifestati conseguentemente a ciò che abbiamo fatto l’ultima volta.
Le ricorrenze, appunto, ricorrono. E noi abbiamo tutte queste occasioni per riflettere, sentire, impostare azioni e modalità che possono, in base alla nostra esperienza, fruttare esiti più soddisfacenti che in passato. Ma in realtà non sempre, anzi raramente, cogliamo fino in fondo questa opportunità.
Ri-proporsi. Proporsi diversamente in contesti simili. Adottare strategie comportamentali alternative di fronte a casi ricorrenti. Deviare dalle strade percorse alla ricerca di soluzioni nuove per problemi noti. Affrontare il portato emotivo delle alternative praticate a fronte di situazione già vissute. Essere disposti a sperimentare e a sopportare le conseguenze di pratiche innovative.
La straordinaria opportunità che ci viene offerta costantemente è quella della ri-proposizione del re-editing. Riprogettare, ridisegnare, riprovare, riconsiderare è una forma inesauribile di opportunità di crescita, di sviluppo, di apertura verso il nuovo pur restando nel territorio del conosciuto.
Molto del lavoro del Coach sta nell’attivare le leve che consentono alle persone di ri-editare i propri comportamenti in situazioni note, già vissute, conosciute.
Diversamente da quello che appare, il re-editing è una fonte inesauribile di ricchezza, creatività e scoperta. Ogni volta gli angoli di visione, i piani di lettura e le curve di complessità assumono forme nuove pur essendo già visitate. Le alternative fioriscono dove meno te lo aspetti e e germogliano anche in momenti inattesi.
Se volessimo dare un senso all’anno che verrà, alle festività che ci accingiamo a vivere, forse il senso migliore e più profondo è quello di viverle come un’imperdibile occasione di fare ancora (ma diversamente) tutto quello che per molte volte abbiamo già fatto ma che oggi, consapevolmente, vogliamo fare in modo diverso per trarne maggior beneficio, maggiore gioia, maggiore gratificazione.
E poi ripartire da lì, per prepararsi in modo costruttivo, intenzionale e volontario alla prossima occasione che verrà; portandoci appresso tutto quello che già abbiamo e un po’ di forza e di coraggio per imparare a fare quello che non abbiamo ancora fatto.