Misurare i comportamenti: l’allenamento è nulla senza controllo

Misurare i comportamenti: l'allenamento è nulla senza controllo

"Quanto ci vuole per vincere un oro olimpico nei 200 metri? Almeno 19.78 secondi". La domanda più interessante è però quanto ci sia voluto affinché Usain Bolt (con l'ausilio di Glen Mills suo Coach) sia potuto arrivare a quella performance che gli avrebbe garantito il risultato. Da che velocità è partito? Quale progresso ha dovuto fare? Quali tappe intermedie hanno caratterizzato il suo percorso verso la vetta del mondo sportivo?

Quando parliamo di misurazione dei comportamenti parliamo di misurazione dei progressi. Più precisamente, parliamo di quel comportamento specifico che ci permette di iniziare a definire l’efficacia del nostro allenamento: contare. Nella mia esperienza di Business Coach ho avuto la necessità di comprendere molto presto un concetto illuminante: i comportamenti sono orme. Non tanto perché sono tracce del nostro passaggio nel mondo o nella vita degli altri, quanto perché sono caratterizzati da 4 elementi distintivi che li rendono la manifestazione tangibile delle nostre competenze. Sono O-sservabili, R-eplicabili, M-isurabili ed E-fficaci: ORME. L’aspetto della misurazione è di certo quello più sfidante sia per il Coach sia per la persona che ha deciso di lavorare su di sé, quali sono quindi i 3 elementi indispensabili affinché la nostra misurazione generi valore?
Prima di tutto dobbiamo scegliere un’unità di misura adatta al nostro percorso. Che cosa deve o NON deve accadere per farci capire che stiamo diventando più abili in un comportamento? Servono degli indicatori adeguati affinché possiamo leggere le nostre performance in maniera saggia. Se ci stiamo allenando all’ascolto attivo e il nostro interlocutore ci rimprovera di averlo interrotto 20 volte in 10 minuti possiamo essere sicuri al 100% di una cosa: abbiamo ancora bisogno di ulteriore esercizio. Il secondo ingrediente fondamentale per dare concretezza ai nostri indicatori è lo strumento che utilizziamo. Quanto sarebbe stato utile Glen Mills a Usain Bolt se non avesse avuto almeno un cronometro e un taccuino? Il “taccuino” ci conduce al terzo ed ultimo elemento che dobbiamo imparare a padroneggiare per misurare i nostri comportamenti in maniera intelligente: i momenti di monitoraggio.Il monitoraggio è una molecola composta da 4 atomi essenziali. L’intervallo cioè il tempo che lascerò passare tra il mio allenamento e la riflessione sulla mia performance; la frequenza ovvero il numero di volte che effettuerò l’osservazione dei miei progressi, la scadenza che è il termine che mi darò per vedere i risultati che mi aspetto dal mio percorso di trasformazione e la pianificazione. Tutto questo sarà stato assolutamente inutile senza avere scritto sul calendario o sull’agenda delle note per misurare, in un secondo momento, i miei comportamenti! Quest’ultimo è il tranello nel quale cade la maggior parte dei professionisti: affidarsi alla memoria o ai buoni propositi. L’emotività compromette la memoria e l’obiettività. Ecco uno degli aspetti più entusiasmanti, avere un approccio pratico che porti a leggere ogni “e-voluzione” e ogni “in-voluzione” per ciò che realmente sono: dati utili e utilizzabili. Il mio invito quando si parla di misurare i comportamenti è sempre quello di ricordare con attenzione un principio di base: la percezione accenna la realtà rivela.
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