Sei domande a Silvana Tacini: Com’è cambiato il Business Coaching nel tempo?

Sei domande a Silvana Tacini: Com'è cambiato il Business Coaching nel tempo?

 Il mercato del lavoro è in continuo e inarrestabile aggiornamento. Anche il Business Coaching è in perenne trasformazione, verso soluzioni e metodologie sempre più innovative. A tal proposito, abbiamo parlato con Silvana Tacini, Business Coach e Partner SCOA. Dall'alto della sua esperienza pluridecennale nell'ambiente del Business Coaching, le abbiamo chiesto qualcosa di più sulle trasformazioni e le differenze della professione del Business Coaching durante l'arco di dieci anni.

1- Tu lavori sia come Business Coach e svolgi attività di business development con i mercati di riferimento in SCOA dal 2007. In tutti questi anni hai potuto vedere il settore del business coaching crescere in Italia. Quali sono stati i grandi cambiamenti che hai notato nel Coaching da dieci anni fa a oggi?

All’inizio il Coaching doveva farsi strada, doveva farsi spazio nel mercato delle risorse umane. Era un metodo decisamente innovativo e, nella sua concretezza, gradualmente, ha saputo conquistare il mercato proprio perché ha ottenuto ottimi risultati. Questo ha fatto sì che anche l’evoluzione, la capacità richiesta, ai Business Coach è sempre cresciuta nel tempo e, in questo senso, SCOA ha sempre anticipato quest’esigenza, dando garanzia di qualità con la sua metodologia sempre alimentata e arricchita dagli interventi svolti in azienda.

2- Quali nuove competenze si chiedono al Coach di oggi, rispetto al Coach di dieci anni fa?

I cambiamenti delle realtà lavorative hanno messo in evidenza ancora di più la necessità di esaltare al massimo, raggiungendo dei livelli d’eccellenza, quelle che sono le principali competenze richieste ai Coach. Stiamo parlando del cuore del Business Coaching, ovvero: ascolto empatico, comunicazione, feedback, intelligenza emotiva… tenendo conto che il tutto dev’essere sempre più focalizzato sulle trasformazioni del contesto di Business in cui il Coachee si muove.

3- Dal tuo punto di vista, in che direzioni si sta muovendo il Coaching e quali nuovi risultati otterrà in futuro?

Quello che in questo momento si rileva è una forte richiesta di supporto individuale per quanto riguarda le figure Executive dell’azienda, sempre più consapevoli della complessità in cui sono immerse;  e nello stesso tempo gli interventi di Team Coaching sono sempre più frequenti. Mi piace sottolineare che il Team Coaching, per funzionare, richiede una conoscenza specifica da parte del Business Coach. Proprio per questo molti di noi hanno seguito il percorso di David Clutterbuck che ha veramente scandagliato ogni aspetto delle dinamiche del Team. Ad esempio, cominciando dalle resistenze di gruppi di lavoro anche di lunga data, che spesso hanno difficoltà nelle relazioni e nei comportamenti rispetto alle trasformazioni che impone il mercato o ai cambi dell’organizzazione aziendale. Il bello è che utilizzando strumenti specifici si possono ottenere risultati davvero importanti.

4- A proposito di cambiamenti del mercato lavorativo, qual è il tuo punto di vista sul sempre più frequente cambio di carriera tipico dell’oggi, a discapito dell’idea di un posto fisso per tutta la vita tipico del passato?  Che ruolo ha il Business Coaching nei confronti di questa tendenza contemporanea? 

Trovo che il Business Coach possa facilitare molto l’apertura, la flessibilità, il capire che il cambiamento è davvero una porta nuova che si apre. Attraverso un’analisi che mette in gioco le emozioni quali apripista e motore per trovare le energie e le motivazioni, è possibile esaltare le proprie esperienze e le proprie capacità, trasformandole rispetto agli obiettivi che si vogliono raggiungere. Credo molto che l’allenamento che si pratica con il Coaching conduca a ottimi frutti e soddisfazioni concrete. Nel passaggio da un lavoro all’altro, il Coach non soltanto aiuta la persona a far chiarezza e a valorizzare i propri punti di forza, ma svolge anche un ruolo di sostegno in un momento a volte molto delicato.

5- Qual è il più grande cambiamento in materia di Business Coaching che hai vissuto durante la tua esperienza sul campo? 

Mi fa molto piacere che, rispetto a un po’ di tempo fa, quando parlare di Business Coaching era argomento molto legato alle risorse umane. Adesso, sia chi si trova al vertice sia i giovani nel pieno della carriera cerchino autonomamente, attraverso il Business Coaching, di strutturarsi meglio per sviluppare le loro performance in equilibro con una buona qualità di vita.

6- Quale consiglio daresti a un aspirante Business Coach?

Sono anni che il Business Coaching va per la maggiore (e questo ha moltiplicato i così detti esperti). Il mio consiglio è quello di saper scegliere rispetto alle proprie aspettative (diverse per ciascuno) una scuola di valore, che garantisca quella qualità che permetta davvero di partire con il piede giusto, per cominciare in piena consapevolezza uno dei lavori, a mio parere, più belli del mondo! Nel valutare la validità della scuola, contano senz’altro i contenuti erogati, l’esperienza sul campo dei docenti che insegnano la metodologia del Coaching, il tipo di certificazione che permette il percorso, ma anche il profilo professionale degli altri partecipanti in aula. Diventare Business Coach non è soltanto acquisizione di tecniche e strumenti, è anche un percorso di crescita umana da percorrere insieme ad altre persone.

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