Sento dunque posso: Le esperienze dei coach

Sento dunque posso: Le esperienze dei coach

Sono stati mesi lunghi e intensi di preparazione, di lavoro e di brainstorming (che potete vedere illustrate in questo e quest'altro articolo di Anja Puntari, fondatrice con Cristina Nava, del progetto flowknow®). Fare parte del team dietro alle nuove carte delle emozioni flowknow®, lavorando nella comunicazione e aiutando negli stimoli visivi, ha stimolato in me grande creatività e grande amore nei confronti di questo grande lavoro che ha come obiettivo l'unione di due mondi solo apparentemente distinti come l'arte e il business.

La dimensione emotiva è il ponte d’unione tra questi due mondi. Potete immaginare l’arte senza le emozioni che riesce a scaturire? Impossibile. Allo stesso modo dev’essere impossibile immaginare un contesto lavorativo privo di sensibilità.
Questo è il focus principale del progetto, concretizzato a livello tangibile con il tool-kit flowknow® che ha avuto il suo debutto presso La Biennale di Venezia, in Sala Tese dei Soppalchi dell’Arsenale, il 13 ottobre 2017.
Bellissimo è stato vedere il clima di condivisione tra coach e partecipanti del workshop, bellissimo vedere la meraviglia di fronte alle sorprendenti opere d’arte, alcune più immediate e altre più ostiche, ma sempre stimoli utili per la condivisione di emozioni e sensazioni, positive e negative.
Proprio grazie a questo clima così ricco e alla partecipazione così incisiva che si poteva percepire durante il workshop, ho deciso di raccogliere alcune testimonianze dei coach, emozionati quanto me di questa nuova avventura.

Angela Bassi, stai concludendo l’esperienza del Programma per Senior Practitioner di Business Coaching e, pertanto, stai muovendo i primi passi nel mondo del Coaching. Com’è stata l’esperienza de La Biennale per te? 

“È stato emozionante poter essere immersi nel mondo dell’arte contemporanea nel contesto de La Biennale. L’ambiente e le opere d’arte sono stati un trigger importante nel veicolare le emozioni e nel condurre le persone a riflettere sul loro effetto “contagioso” ovvero su come le emozioni possano influenzare le nostre performance di business e quelle delle persone intorno a noi, soprattutto se riconosciute e valorizzate.
Molti dei partecipanti al nostro workshop non si conoscevano tra di loro e mi aspettavo qualche difficoltà nel trattare un tema per certi aspetti così personale come le emozioni. 
Di solito infatti si tende a soffocarle e a metterle da parte.
E invece c’è stata una grande apertura e condivisione: le opere d’arte hanno facilitato un dialogo emotivo, una prospettiva diversa e una visione più lucida del proprio e altrui sentito.
Un sentito che influenza la parte più visibile del nostro agire: i comportamenti.
E questa è una consapevolezza che si declina in nuovi saperi individuali e organizzativi, in una cultura del benessere organizzativo. 
Cosa mi sono portata a casa? La voglia di contribuire e continuare a diffondere questa cultura.”

Roberto Degli Esposti, in qualità di Managing Partner di SCOA – The School of Coaching e di Performant by SCOA, stai dando una nuova direzione, a volte anche inaspettata, all’azienda. Come è stata, dal punto di vista della contaminazione tra arte e business, la giornata a La Biennale di Venezia?

“La forza di questa giornata è stata la fluidità. Complessivamente, quello che è successo, il lavoro di preparazione che ha fatto Anja Puntari nel processo di contaminazione, di dialogo tra arte contemporanea e business, ha trovato una soluzione così potente da risultare ovvia. Quindi le persone che non hanno mai avuto a che fare con l’arte contemporanea, hanno fluidamente goduto di questo processo e persone che venivano, invece, da quel mondo hanno goduto allo stesso identico modo, collegandole ugualmente con lo stesso ponte: le emozioni attivate tramite l’arte contemporanea con i comportamenti che sono una caratteristica strutturale dell’azione all’interno delle organizzazioni.
Mettere insieme queste due cose con la facilità e la sapienza che Anja è riuscita a mettere nella costruzione di questo percorso, è stato bellissimo e cioè fluido.”

Carlo Boidi, tu oggi sei un Business Coach di Performant by SCOA, ma le tue radici risiedono nell’ingegneria. Come hai vissuto questo connubio tra arte e business?

“Da buon ingegnere, non mi è mai successo di interfacciarmi con il mondo dell’arte contemporanea, ma con questa esperienza sono riuscito ad entrarci in contatto, a imparare a leggerla e a capire che cosa comunica a me. ‘Che emozione mi fa emergere quest’opera, piuttosto che quest’altra?’ questo mi viene da chiedere ora, con il lavoro di Anja Puntari e l’esperienza a Venezia, mentre prima rimanevo scettico di fronte ad un’opera che sembrava non fare per me.
Nel mio gruppo, c’era chi aveva già dimestichezza con l’arte e con questo terreno emotivo e anche chi, invece, ha un approccio più razionale. I più razionali, comunque, nonostante la fatica, sono riusciti a comprendere l’importanza del progetto e che ci fosse una lettura maggiore nel mondo dell’arte contemporanea rispetto ad uno sterile ‘mi piace’ o ‘non mi piace’ “

L’entusiasmo di Coach e partecipanti non ha fatto altro che confermare quanto la dimensione emotiva, elemento scontato nel mondo dell’arte e non così scontato nel business, sia necessaria più che mai in un contesto lavorativo. La giornata a Venezia e il tool-kit flowknow® contribuiscono ad esplicitare questo.

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