Leading by Nature: la natura è il migliore dei coach
Stiamo assistendo a una poli-crisi su vari livelli, qualcosa di mai visto in precedenza, che riguarda salute mentale, biodiversità, disuguaglianze, crisi dell’agricoltura e dei sistemi vitali del pianeta. Stiamo sfidando i limiti del pianeta per la sopravvivenza di tanti esseri viventi, inclusi noi stessi. Viviamo un momento unico per la nostra civiltà ed esistenza, e il tempo non è a nostro favore.
In veste di Coach, aiuto le persone a crescere. In questo articolo, mi pongo l’obiettivo di descrivere e raccontare come possiamo aiutare le persone a diventare i leader del futuro, a entrare in sintonia con l’intelligenza naturale per poter agire con la logica della vita, quella logica che la natura stessa ci insegna. Quella logica che ci può garantire un futuro su questo pianeta.
Come Coach dobbiamo porci dei quesiti. Quale sistema vogliamo aiutare? Qual è la responsabilità etica e sistemica del nostro lavoro? Possiamo essere catalizzatori, fertilizzanti, sfidanti o semplicemente persone che cercano di facilitare la crescita di altre persone.
Personalmente preferisco vedere chi fa il mio lavoro come individui che aiutano a risvegliarsi, a tornare presente, diventare autentici e ricordare la gioia di essere vivi, accedere ai nostri sogni e realizzarli, ricordare il miracolo che, come esseri umani, siamo. E quindi far riflettere su chi siamo, cosa vogliamo portare, come persone e leader, che tipo di organizzazioni vogliamo creare.
Parliamo di competenze da allenare. Siamo degli allenatori, ma non solo. Siamo anche altro. Siamo uno specchio dove possiamo osservare le conseguenze delle nostre azioni, l’impatto che hanno su altri individui, siamo (o possiamo essere) il tramite tra una persona e la sua intelligenza intuitiva ed emotiva.
Un mondo in crisi e il leader in evoluzione
Se stiamo assistendo a una poli-crisi su vari livelli, allora ci dobbiamo chiedere in quale misura tutto ciò ci riguardi e cosa possiamo fare per uscirne. Se stiamo sfidando i limiti del pianeta per la sopravvivenza di tanti esseri viventi, inclusi noi stessi, allora dovrebbe essere la nostra più grande priorità cercare di trovare un modo per creare un futuro migliore. Non possiamo limitarci a chiudere gli occhi e sperare che incubo finisca da solo.
Noi possiamo aiutare i manager a diventare leader consapevoli, con una leadership che consenta di gestire il cambiamento di cui questo mondo ha enormemente bisogno. Come viviamo, come lavoriamo, come facciamo affari: possiamo impattare su ogni aspetto della nostra vita. Ma la consapevolezza, la capacità di sentire questa necessità di cambiamento, parte inevitabilmente da uno sviluppo interiore.
Dal punto di vista di un coach – una prospettiva in continua evoluzione – notiamo come il percorso che viene impostato con un manager possa essere semplificato in tre fasi.

Partiamo dalla fase uno. La base di partenza è AVERE (e quindi imporre) un ruolo da manager: una posizione in cui tante persone si trovano per via dell’inesperienza o mancata formazione manageriale.
Spesso veniamo coinvolti per agevolare un passaggio verso la fase due: FARE (e quindi comportarsi) da manager. In questa fase si allenano le competenze specifiche. Per quanto possa lasciare un segno, capita di frequente in questa fase che, pur crescendo nel ruolo e nella leadership, il/la manager non riesca a esprimersi in maniera del tutto autentica. In poche parole: non riesce ad agire secondo i propri valori.
Pertanto diventa essenziale passare alla fase tre, dove aiutiamo le persone ad accedere alla loro essenza, al loro schema valoriale, la loro personalità e ragion d’essere. Lo chiamiamo ESSERE un Leader.
L’ultimo passaggio è trasformativo. Richiede che ci guardiamo allo specchio e ci chiediamo: “Chi sono?”. Un mio coachee mi ha raccontato di non aver dormito per un weekend intero: aveva sempre e solo sognato di diventare dirigente a 35 anni, ma mai si era chiesto come volesse stare in questo mondo o come volesse essere ricordato.
E questa è la domanda chiave. Come vogliamo essere ricordati, noi leader? Vogliamo essere coloro che hanno distrutto l’habitat in cui vivono? O vogliamo essere ricordati come chi ha canalizzato i propri sforzi per creare un mondo migliore?
Il Leader del futuro e la Leadership rigenerativa
Non tutti siamo manager, ma tutti possiamo essere Leader. Se non altro di noi stessi e delle nostre vite. Penso che un Leader del futuro sia una persona che alza lo sguardo, che è più consapevole della strada da imboccare.
Io credo in due cose. Credo che le risposte ai problemi del pianeta risiedono dentro di noi, in quanto la situazione del pianeta oggi è uno specchio della nostra incapacità di gestire noi stessi. E credo che l’unica forma di intelligenza superiore risieda nella Natura. Ci possiamo salvare solo iniziando ad ascoltarla.
Una scuola di pensiero che va nella direzione di imparare dalla natura è la Leadership Rigenerativa. Oggi noi ci impegniamo a fare qualcosa che abbiamo chiamato Sostenibilità, che nasce da una constatazione: abbiamo un impatto distruttivo sul pianeta e cerchiamo quindi di ridurre il danno il più possibile verso lo zero.
La rigenerazione, invece, appartiene al campo opposto rispetto alla distruzione. Rigenerazione è dove si crea la vita. Un albero, per esempio, è un organismo rigenerativo che afferma la vita offrendo cibo, protezione, una casa, materiale di costruzione, anti-erosione e persino un piccolo prodotto di scarto che si chiama ossigeno da cui dipendono le nostre vite. L’albero rappresenta la rigenerazione: lascia più vita rispetto a quella che toglie. Inoltre comunica con altri organismi, crea collaborazioni e sinergie.

La legge della natura garantisce la sopravvivenza agli organismi simbiotici e agli organismi che affermano la vita. L’essere umano non sta di fatto dimostrando nessuna di queste due caratteristiche. La nostra opportunità è quindi di creare organizzazioni che siano rigenerative, che generino più vita rispetto a quanta ne tolgono, che siano in simbiosi con il sistema in cui sono inserite.
La leadership rigenerativa si pone una domanda: come possiamo operare come azienda lasciando l’ecosistema (inclusi noi, le persone) in uno stato più vitale rispetto a una nostra assenza? Un concetto rivoluzionario ed essenziale. Vitale, in tutti i sensi. La leadership rigenerativa nasce per portarci lì, in un posto dove possiamo sopravvivere e prosperare generando vita.
Come si crea una cultura rigenerativa in azienda?
Il passaggio verso una cultura rigenerativa diventa un percorso in cui vengono proposte delle esperienze e degli esercizi per aprirci alla vita. Tutti questi modelli possono essere usati nel Coaching individuale, di gruppo e di team.
Nel creare una cultura Rigenerativa si possono sviluppare le tre caratteristiche per affermare la vita, rappresentate dall’acronimo DEE, che sta per Developmental, Emergence and Evolutionary (Sviluppativo, Emergente ed Evolutivo).
- Per Sviluppativo si intende far crescere una cultura che celebra l’apprendimento. Questa dinamica si innesca invitando al profondo ascolto e dialogo, permettendo di sbagliare, essere autentici, riflettere, discutere, fare coaching conversations e dare feedback. Si invita ad aprirsi all’intelligenza che ci circonda. Un modo efficace è accedere all’intelligenza naturale facendo percorsi nella natura. In poche parole, una coaching-culture in natura.
- Per “Emergente” si intende bilanciare auto-organizzazione e interventi del leader, alternando fasi di espansione (libertà e responsabilità) e convergenza (gestione). Nella fase divergente, è essenziale un dialogo rispettoso, che incoraggi libertà di pensiero, responsabilità e varietà di prospettive, includendo scambi tra settori diversi. Strumenti come dialogo circolare, metodi per aumentare la presenza, ma anche metodi più noti per gruppi estesi come Future-Back, World Café e Swarm workshops aiutano a garantire un ascolto ampio. Fondamentale è la qualità della presenza, con un ascolto profondo e momenti di silenzio collettivo per far emergere nuove idee.
- Evolutivo rappresenta la fase in cui si sviluppa una nuova consapevolezza: comprendiamo di far parte di un sistema interconnesso e impariamo a vedere l’insieme, anziché lottare per ogni singola parte. È essenziale gestire l’Ego e dirigere le energie verso uno scopo più grande, anche oltre la nostra organizzazione. Aziende che raggiungono questo livello sanno collaborare con stakeholder e attori del settore. Domande come “Qual è il potenziale creativo di questa organizzazione?” risvegliano un senso di scopo più evoluto. Strumenti come la mappatura degli stakeholder, metodi di Systemic Innovation che aiutano a espandere la visione di chi siamo e cosa possiamo fare.
Un’organizzazione rigenerativa non teme il cambiamento, ma lo insegue e lo permette. Per ognuno di questi principi bisogna attivare un profondo dialogo con se stessi e con l’ecosistema in cui ci si trova. Trovo il Coaching uno strumento formidabile per attivare questa trasformazione. Da manager a leader, possiamo essere creatori di una nuova leadership, una cultura rigenerativa per che sappia garantire un futuro per la società e tutti noi. Lo chiamo Leading by Nature.