Il cambiamento sostenibile è a raggiera

“Un bel giorno, incoraggiata dall’uso massiccio di concimi chimici da parte degli agricoltori circostanti, una piccola alga verde comincia a prosperare in un grandissimo lago. La sua diffusione annua è rapida, ma nessuno se ne preoccupa. Raddoppiando ogni anno l’alga ricoprirà l’intero stagno nel giro di trent’anni. Ci si comincerà a preoccupare quando l’alga avrà colonizzato la metà della superficie, innescando l’asfissia della vita acquatica.

Per arrivare a quel punto ci sono voluti decenni, ma basterà un solo anno per provocare la morte dell’ecosistema lacustre. Noi siamo arrivati al momento in cui l’alga verde ha colonizzato la metà del nostro stagno…” così scriveva già tempo fa Serge Latouche nel suo tanto dibattuto testo Breve Trattato sulla Decrescita Serena, commentando il modello economico capitalista e il suo effetto sull’ambiente.

Oggi i dati di report, relazioni e analisi parlano chiaro: Il nostro Pianeta si sta lentamente deteriorando! Con un riscaldamento di 1,1°C al di sopra dei livelli preindustriali e l’estinzione di massa di razze animali e specie vegetali siamo entrati in una nuova pericolosa era.

Per questo, l’attenzione del dibattito socio-politico, economico e culturale internazionale è, oggi, rivolta verso le dinamiche dell’eco sostenibilità. Le aziende e le grandi organizzazioni si guardano intorno con ansia e agitazione, risvegliandosi dal torpore dell’indifferenza verso l’ambiente. Ma l’agitazione non è necessariamente qualcosa di negativo, può essere anche una forza propulsiva verso un agire diverso: l’emozione di provare strategie aziendali nuove o di vedere opportunità di crescita che prima non venivano prese in considerazione.

I nuovi leader aziendali si stanno preparando e formando sui nuovi standard ESGEnvironmental Social Governance. Questi standard possono essere intesi come una sorta di mappa verso la svolta alla sostenibilità, il green shift appunto. Infatti, gli standard ESG trasformano le risposte alle domande quali Cosa possiamo fare per il futuro del nostro pianeta? Che impatto ha la mia azienda sull’ambiente? in un progetto a sostegno del pianeta e del business.

Queste pratiche e comportamenti sono volti a rafforzare il Sustainability DNA, ovvero le pratiche di management e processi che tutte le risorse devono seguire all’interno dell’organizzazione per modificare i comportamenti e le capacità decisionali.

Tuttavia, sarebbe un errore pensare che tutti i leader siano impegnati allo stesso modo in questo cambio di rotta.

Il massimo rendimento con il minimo sforzo

Gli stakeholder e investitori, oggi, non sono disposti ad avere minori profitti di ieri e li richiedono a tutte quelle organizzazioni che fanno bene all’ambiente. Molti management di grandi aziende lo sanno e per questo che sono pronti ad assecondare questa richiesta.

Ebbene sì, alcuni leader sono semplicemente disposti ad assecondare il movimento verso la sostenibilità, seguendo la corrente, tenendo conto delle nuove regole del Business. Ed ecco che, se gli stakeholder vogliono trasparenza per quanto riguarda l’impronta di carbonio emessa, si chiama il reparto marketing e se scoppia una crisi etica, allora sarà un problema delle pubbliche relazioni.

Il green shift, in questo senso, appare come un movimento trascinato dall’esterno, una sorta di reazione a suggestioni che vengono dal di fuori dell’azienda. Un cambiamento forzato, anche se non fittizio, che verrà effettuato solo se potrà essere pubblico e condiviso.

Sia chiaro, non stiamo facendo riferimento al greenwashing: il leader è perfettamente in grado di rispondere alla domanda Che azioni sto compiendo a sostegno dell’ambiente? E le azioni scelte hanno un effettivo impatto positivo sull’ambiente. Tuttavia, quest’ultime sono strumentali all’ottenimento di capitali e finanziamenti e non sono volte a rafforzare la Sustainability DNA. In questo tipo di management che asseconda il cambiamento non saranno previsti comportamenti sostenibili nella quotidianità lavorativa, se non è legalmente richiesto.

Farsi carico di una nuova mission aziendale

Altri leader hanno adottato un altro approccio rispetto al green shift e alle strategie ESG, riuscendo a sfatare il luogo comune per cui fare bene finanziariamente è un’azione opposta e incompatibile rispetto al fare bene all’ambiente.

Infatti, alcuni manager non hanno semplicemente cambiato la propria strategia, includendo alcune azioni sostenibili, ma hanno lavorato affinché avvenisse un cambiamento a livello personale anche delle loro risorse. Questo tipo di cambiamento verso la sostenibilità è più difficoltoso rispetto a quello precedente è più profondo e avrà effetti positivi nel lungo termine.

Integrare la questione della sostenibilità ambientale all’interno della mission e del DNA culturale dell’azienda significa richiedere a tutte le risorse di adottare comportamenti sostenibili nella loro quotidianità lavorativa. In questo caso il movimento al cambiamento nasce nel cuore dell’azienda stessa e si irradia all’esterno come i raggi del sole.

Il leader funge da esempio per le proprie risorse e le stimola ad attuare comportamenti corretti per l’ambiente. In questo modo, quando una risorsa fa proprio un determinato comportamento, acquisendo sinceramente, allora quest’ultimo non sarà compiuto solamente all’interno delle mura del proprio ufficio, ma diventeranno movimenti disinvolti della propria vita personale.

Così un’azienda si fa promotrice del cambiamento! In questo senso, il carisma e la fiducia della leadership è la chiave perché il cambiamento si attui nel profondo, ma perché ciò avvenga, il leader per primo deve esserne convinto: È necessario essere coerenti: Walk the Talk! (non si può predicare bene e razzolare male!)

Un’altra caratteristica di questo tipo di cambiamento sta negli obiettivi posti. I leader e i manager che sono sinceramente impegnati in programmi sostenibili si pongono obiettivi sfidanti ma sempre realistici, a differenza delle aziende che invece assecondano il cambiamento. Queste ultime pubblicano piani ambiziosi, ma per nulla realizzabili e senza far riferimento a KPI per dimostrare i risultati ottenuti.

Mentre le aziende promotrici del cambiamento non temono di divulgare anche le notizie negative, perché consapevoli che la sfida ecologica è un qualcosa che deve essere portato avanti giorno per giorno e che nel lungo termine porterà dei frutti, a differenza delle aziende che assecondano il cambiamento. In questo caso si corre il pericolo che gli sforzi fatti, a volte raffazzonati, non vadano abbastanza in profondità da poter portare dei benefici sia in termini di business che ambientale.

Insomma, il primo passo per il green shift è lo sguardo che si ha verso il problema della sostenibilità. Solo se assunto personalmente, con un approccio riflessivo può essere visto come occasione di crescita di business, e, soprattutto, come opportunità per tutelare il Pianeta.

Se invece, il green shift sarà semplicemente la risposta a uno stimolo esterno, allora parliamo di un cambiamento superficiale che non avrà la forza di uscire dalle mura dell’ufficio. A determinare il movimento del cambiamento – dall’interno verso l’esterno o dall’esterno verso l’interno – sarà la figura del leader!

Questo è ciò che noi osserviamo frequentando organizzazioni diverse e molto eterogenee e ciò che sosteniamo e attuiamo quotidianamente nella nostra piccola organizzazione e nelle nostre vite private. 

E tu, come intendi partecipare al movimento ….

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