Feminine leadership: non una questione di genere, ma di sostenibilità

Feminine leadership: non una questione di genere, ma di sostenibilità

Di cosa parliamo quando parliamo di feminine leadership? C’è ancora un po’ di confusione sul significato di questo termine e soprattutto poca consapevolezza dell’impatto che potrebbe avere sia sull’ambiente lavorativo in cui viene applicato che sul benessere (personale e professionale) delle persone a cui viene rivolto. Quello che infatti questa coppia di parole vuole far passare non è una battaglia tra i sessi, né tantomeno l’indicazione di una strada da prendere necessariamente. È pur vero, però, che nella scelta dello stile di leadership da adottare, può valere la pena per il Management delle organizzazioni di riflettere su alcune sfide che caratterizzano il contesto lavorativo in costante evoluzione in cui ci muoviamo oggi e che l’adozione di un approccio più “feminine” potrebbe portare a superare in maniera efficace. 

Partiamo sfatando un pregiudizio: quando si parla di leadership femminile (o feminine leadership, per usare il termine inglese) non stiamo cercando di analizzare a che punto siamo con il gender gap nelle posizioni apicali delle organizzazioni o come si comportano le donne leader, né tantomeno (e soprattutto) stiamo creando una contrapposizione maschi contro femmine.

Innanzitutto va precisato che con feminine leadership si intende uno stile: un modo di gestire un’azienda o i propri collaboratori che vede nelle sue caratteristiche principali i tratti che genericamente si attribuiscono al genere femminile. La sua definizione si contrappone allo stile masculine leadership, detto anche leadership tradizionale, contraddistinto al contrario da assertività, competitività e un approccio gerarchico al decision making.

Il fatto che si avvicinino a tratti che siamo soliti attribuire più agli uomini o alle donne non significa che uno stile sia tipico delle une e l’altro degli altri: è più che possibile trovare donne con un approccio più maschile o, al contrario, uomini con un approccio più femminile e non c’è assolutamente niente di strano. È anzi interessante sottolineare che uno studio pubblicato sul Journal of Organisational Behavior, Questioning the Notion of Feminine Leadership: A Critical Perspective on the Gender Labelling of Leadership,  dimostra che gli uomini che mostrano di avere uno stile di leadership più femminile, così come le donne con uno stile di leadership più maschile, sono percepiti come più efficaci dai loro collaboratori.

È evidente quindi che non ci sia uno stile giusto e uno sbagliato: dipende dalla predisposizione della persona che lo attua, dalla realtà in cui si trova, dal modo in cui la persona stessa vive il suo ruolo. L’aspetto più interessante è che le due tipologie di stile si possono anche compensare: i diversi stile di leadership, infatti, possono essere affiancati e combinati in modo da creare un mix adattabile e maggiormente efficace, da declinare in base alle situazioni richieste. È infatti dimostrato da uno studio pubblicato sul Journal of Vocational Behavior che le persone che combinano entrambi gli stili di leadership tendono ad avere un più alto livello di soddisfazione personale e un migliore benessere mentale.

Ora che abbiamo fatto chiarezza sulla terminologia, andiamo più nello specifico a vedere quali sono i tratti che maggiormente contraddistinguono la feminine leadership.

Feminine leadership: non una questione di genere, ma di sostenibilità

Feminine leadership: gli aspetti chiave

Per comprendere che cosa differenzia feminine e masculine leadership, si può cominciare analizzando le tre dimensioni su cui questi stili agiscono e in che modo si dimostrano diversi: 

  • dimensione individuale: chi mette in atto una leadership di stampo femminile è più portato a vedersi all’interno di un team e meno come singolo. Quindi preferirà identificarsi più con l’idea di un collaboratore, di un co-creatore, che di un capo o di un comandante, e prediligerà il concetto di power with piuttosto che power over.
  • dimensione di gruppo: l’approccio femminile tende ad avere una visione più olistica, dando rilevanza a tematiche come l’inclusione e l’ingaggio e cogliendo la forza della varietà dei punti di vista. Un punto saldo di questo stile, infatti, è la valorizzazione delle individualità a beneficio del gruppo e della collaborazione.
  • dimensione sociale: la feminine leadership tende a mettere a disposizione della collettività la conoscenza e la competenza specifica di ciascuno. Come afferma anche Mariana Mazzucato nel suo libro The Value of Everything, il focus non deve essere sul tirar fuori quanto più valore possibile da chi lo crea, ma aggiungere ognuno una parte di valore diversa. 

Lo sviluppo di queste tre dimensioni passa attraverso l’allenamento e la messa in atto di competenze specifiche utili a creare un ambiente costruito su principi di flessibilità, accoglienza, collaborazione, intelligenza emotiva e anche un maggiore benessere mentale.

Si tratta di:

  • empatia: per comprendere e rispondere alle necessità dei collaboratori e creare un ambiente che sia da supporto al benessere, al coinvolgimento e alla crescita personale
  • collaborazione: utile a creare relazioni interpersonali forti e nutrire la spinta all’innovazione, attraverso l’incoraggiamento a condividere idee, feedback e spunti utili 
  • inclusione: le caratteristiche specifiche di tutte le persone sono le benvenute, e anzi viene percepita come ricchezza la differenza di background e esperienze per promuovere la diversità e l’equità e cercare di annullare i bias
  • intuito: una capacità che permette di prendere più facilmente decisioni che rispecchiano i valori e i bisogni del team e delle organizzazioni, anche a costo di infrangere le regole e prendere dei rischi 
  • comunicazione: da mettere in atto attraverso l’ascolto attivo, la trasparenza e la disponibilità a trovare insieme una soluzione a qualunque tipo di problema si possa presentare.

Un altro concetto che è molto affine alla feminine leadership è quello della vulnerabilità: al contrario della leadership tradizionale, che vede al centro un capo granitico, poco disposto a mettersi in discussione, avere un approccio femminile significa anche essere consapevoli delle proprie debolezze e mancanze e utilizzarle per creare autenticità all’interno del team. Seguire uno stile di feminine leadership, quindi, porta anche ad ammettere pubblicamente “questo non lo so”. E di conseguenza a far comprendere a tutti che non essere sempre impeccabili va bene.

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Feminine leadership: non una questione di genere, ma di sostenibilità

Vantaggi della feminine leadership

Come abbiamo detto all’inizio, non c’è uno stile di leadership migliore di un altro e non esiste un modo di gestire un’azienda che sia one-size-fits-all.

Vale però la pena di evidenziare che, per come sta cambiando il mondo del lavoro e sulla base di quali sono le priorità personali e professionali che, in linea generale, stanno conquistando spazio per un numero sempre maggiore di persone, la feminine leadership presenta dei tratti che meglio si adattano al nuovo contesto che si sta delineando.

Nel momento in cui sta entrando in crisi il meccanismo culturale tradizionale e quindi dal punto di vista valoriale la collaborazione sta emergendo rispetto alla competizione, l’empowerment rispetto alla competizione e l’inclusione rispetto alla gerarchia, la feminine leadership rappresenta il cambio di passo necessario alla costruzione di un nuovo paradigma, focalizzato sulla possibilità di mettere davvero le persone al centro e di mostrare il lato più umano della leadership.

Inoltre, c’è un ulteriore aspetto che va considerato quando si riflette sullo stile di leadership da adottare, che è quello della sostenibilità.

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Diversi articoli, tra cui The best way to meet climate goals – and boost profits – is to put women in charge di Barbara Balke e Thomas Östros pubblicato dalla European Investment Bank, dimostrano come le aziende governate da donne o con uno stile più vicino a quello femminile siano anche quelle che riescono a rispondere meglio alle sfide proposte dal cambiamento necessario per tracciare un percorso verso la sostenibilità aziendale, perché hanno una maggiore attenzione al tema e una più spiccata resilienza, ottenuta anche grazie alla collaborazione di stakeholder indiretti, come fornitori, persone appartenenti alle comunità o l’ambiente stesso.

Inoltre, dalla ricerca di Accenture, condotta in collaborazione con il World Economic Forum, Shaping the Sustainable Organization, emerge chiaramente come uno stile di leadership più femminile aiuti anche a raggiungere target di sostenibilità che vanno nella direzione più umana, come l’equità, la diversity, l’attenzione alle comunità locali e la creazione, in generale, di un mondo più giusto per tutte le persone che lo abitano.

Tra i modi per definire in sintesi la feminine leadership ricorre spesso il fatto che sia una guida “da dietro”: nel nuovo contesto che si sta delineando, quindi, può fungere da spinta per la collettività ad andare avanti nella strada da percorrere per colmare i bisogni e le necessità di tutti.