MINDFUL LEADER

Nel pensiero comune spesso leadership e mindfulness appaiano come due entità separate, anzi quasi una in contrapposizione all’altra, come se la forza della leadership non potesse incontrare l’ampiezza e la calma del mindfulness. Eppure esiste il mindful leader, un leader consapevole che si pone in aperto dialogo con il sé, le proprie risorse e con l’ambiente circostante.

Una leadership muscolare

Oggi, la leadership è spesso figlia di una “cultura muscolare” che pone la forza, la determinazione, il volere e il potere del cambiamento al centro. Per questo, il business promuove spesso una interpretazione del leader come guerriero, con la lancia in resta, pronto a raggiungere l’obiettivo persino a ogni costo, se è necessario.

Questo, se da un lato è funzionale alla massimizzazione dei risultati, dall’altro mette in secondo piano la qualità di vita della persona, il valore del tempo e l’importanza di trovare significato in quello che si fa: senza curarsi del come o dell’impatto negativo che può avere nelle relazioni.

Credo che la mindfulness, intesa come consapevolezza del qui e ora con mente aperta e non giudicante, possa essere una buona via per integrare la muscolarità della leadership, con cui si affrontano i cambiamenti, con la “saggezza del vecchio” (senex), simbolo di esperienza, ricchezza interna e valore del tempo.

Un cambiamento di mind importante a cui il leader è chiamato a rispondere è il sapersi fermare quando serve. Oggi è sempre più difficile prendersi una pausa. La vera sfida è fare le stesse cose che si fanno ogni giorno ma con rinnovato benessere ed equilibrio interiore. Ed ecco che il cambiamento di mind diventa un cambiamento verso il mindful, la consapevolezza.

Fermarsi vuol dire portare l’attenzione a sé, durante le giornate indaffarate. Appoggiare la consapevolezza al momento nel presente, qui e ora, è una pausa “sacra”, perché si dà tregua alla propria mente che di solito corre in continuazione dietro al desiderio di avere di più, trattenere quello che si ha, oppure evitare tutto quello che non piace.

La mindfulness permette, invece, di allentare il continuo elastico del “mi piace” e “non mi piace” che causa stress e insoddisfazione.

Il mindful leader

Ogni tanto, quando si è sotto stress, occorre darsi uno stop! Portare l’attenzione al proprio corpo, ai propri meccanismi mentali e rimanere per qualche momento nella sfera dell’essere e non del fare: Come mi sento in questo momento? Che emozione provo? Di cosa ho bisogno? Come è meglio agire per ottenere ciò che è importante per me?

Quando siamo col pilota automatico, difficilmente ci permettiamo di scalare la marcia facendoci queste domande, ma a volte sono necessarie per agire proficuamente, imparando a dedicare tempo buono a noi stessi e ad evitare che le nostre abituali reazioni automatiche ci facciano disperdere preziosa energia.

Il mindful leader è il leader orientato alla mindfulness: è colui che coltiva la presenza momento per momento, praticando la meditazione, ovvero che riesce a familiarizzare con la mente, indirizzare l’attenzione da fuori a dentro di sé, ascoltando con attenzione il proprio corpo al fine di guardare in profondità.

La meditazione è lo strumento naturale della mindfulness e può diventare una palestra per la mente, anche del leader. Così come si allenano i muscoli del corpo ad essere più forti, si può allenare la propria mente ad essere più concentrata e nel pieno controllo di sé.

Allenare l’attenzione del momento presente apre la focalizzazione su quello che c’è, a mantenere una mente meno carica di aspettative e più in sintonia col mutare degli eventi. Inoltre, aiuta a mettere una lente di ingrandimento quando si prova disagio, ad esempio nella rabbia, nell’ansia o nella preoccupazione.

La mindfulness insegna né a inibire né a sfogare le emozioni, bensì ad aprire la porta a tutto ciò che sorge in noi, bello o brutto che sia, fare spazio, dare il benvenuto ai nostri “ospiti” interiori.

Piccoli consigli pratici

La meditazione può essere formale o informale. Quella formale consiste nel dedicare, ogni giorno, in un luogo tranquillo e libero da disturbi, un po’ di tempo all’ascolto di sé; per esempio, prestando attenzione al proprio respiro o alle proprie sensazioni corporee.

Basta cominciare con pochi minuti ogni giorno per poi aumentare progressivamente, magari facendosi aiutare da alcune meditazioni guidate – esistono moltissime app al riguardo.

Come completamento della pratica formale ci si può allenare a essere consapevoli del momento presente in qualsiasi azione del vivere quotidiano, attraverso la meditazione informale, grazie a quello stop di cui vi ho parlato prima, come fosse un checkpoint.

In questi momenti ci si ferma per qualche istante e si porta l’attenzione a se stessi, in compagnia del proprio respiro e delle sensazioni corporee, per essere nell’esperienza di ciò che si vive in quel preciso momento.

È utile fare questo esercizio per esempio quando sentiamo emergere un’emozione, oppure dopo un lavoro impegnativo allo scopo di mettere nei polmoni la consapevolezza tra un’attività e l’altra.

La relazione tra la pratica della mindfulness e la leadership è curiosa. Con la mindfulness non cerchiamo di arrivare ad una meta, ma solo di essere dove siamo già e di esserci pienamente. Thich Nhat Hanh, il grande maestro Zen, parla di un “non andare, né venire”.

Paradossalmente non correre dietro una meta ci può aiutare a raggiungere i nostri obiettivi.

 

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