Allenare le emozioni: il ponte tra pensieri e comportamenti

Allenare le emozioni:  il ponte tra pensieri  e comportamenti

Non dimentichiamo che le piccole emozioni sono i grandi capitani della nostra vita e che obbediamo a loro senza saperlo - Vincent Van Gogh

La buona notizia sulle emozioni è che le puoi allenare, proprio come alleni i comportamenti per migliorare la tua capacità di eseguire un movimento atletico o di suonare uno strumento musicale. La notizia meno buona (per alcuni) è che serve un addestramento profondo e costante.

Uno dei passi falsi che ero solito commettere prima di avventurarmi nel mondo delle emozioni era pensare che esistessero quelle positive e quelle negative di conseguenza, mi attaccavo con avidità alle prime e respingevo con avversione le seconde. La più grande scoperta che ho fatto attraverso i miei studi e la mia esperienza come Business Coach è che in realtà questa distinzione è illusoria: tutte le emozioni sono utili, hanno uno scopo e addirittura una ragione per essere con noi in uno specifico momento della nostra vita. La mia più grande impresa come professionista? Aiutare le persone a scoprire come usarle nel modo più costruttivo possibile.

Sempre di più durante la mia attività, osservo quanto la maggior parte di noi sia poco allenata a frequentare il territorio delle proprie emozioni, anche solo a livello di esplorazione. Il bisogno di evitarle o persino di rifiutarle che spesso proviamo è naturale. 

Confrontarci con aspetti di noi stessi che comprendiamo poco e che talvolta accettiamo con fatica ci spinge a spostare l’attenzione e andare oltre. 

È logico quindi che allenarsi per farne buon

uso, o almeno viverle in modo più consapevole, sia per molti un passaggio ancora impegnativo. Avvicinare il mio mondo emozionale è stata una sfida continua, fino a quando ho capito quanta energia e quanta potenza avrei avuto a disposizione se fossi riuscito ad indirizzarlo, almeno un po’, verso i miei obiettivi di vita e di Business.

Il modello del famoso psicologo, scrittore e giornalista statunitense Daniel Goleman – Guru mondiale di questo tema – ci racconta che spesso le persone pensano che essere emotivamente “fuori controllo”, ad esempio, significhi urlare costantemente o piangere alla minima provocazione. In realtà, la mancanza di autocontrollo emozionale assume molte altre forme e la padronanza di sé è un’abilità chiave per chiunque voglia eccellere nella propria professione. In termini di Business Acumen, Alberto era uno degli Executive più brillanti con cui avevo mai avuto il piacere di lavorare. Arrivare a ricoprire il ruolo di vice-presidente operativo in una multinazionale del settore medico prima di aver compiuto cinquanta anni era stata la sua grande scommessa…. e l’aveva vinta. Aveva investito anni a studiare, lavorare sodo e pianificare quel momento: la sua forte razionalità lo aveva aiutato a disegnare ogni singolo passo verso quella direzione. Eppure, durante una delle nostre prime sessioni di Coaching bastò questa semplice domanda per commuoverlo: “quanto spesso esci a pranzo con i tuoi colleghi durante la settimana?” e la sua risposta fu: “quasi mai, evitano sempre di passare del tempo come me fuori dall’ufficio”. Alberto si era addestrato così severamente ad evitare di condividere con gli altri le sue paure, le sue aspirazioni e le sue insicurezze che tutti lo consideravano una specie di robot freddo e noioso con cui era tollerabile solo il contatto professionale. La sua paura del giudizio gli aveva sempre impedito di aprirsi e di confrontarsi. Il timore di essere rifiutato per le sue fragilità aveva poi dato il via ad un meccanismo di fuga che si attivava in modo automatico all’inizio di tutti i suoi rapporti.

Ma quante emozioni esistono? Le dottrine sono tante, si va da un minimo di due a teorie che ne prevedono decine ecc.. Nella mia esperienza pratica, esistono talmente tante sfumature emotive che si manifestano nello stesso momento che cercare questa risposta sarebbe un’indagine infinita. Un’azione molto più utile invece è cominciare con quello che sai. 

La prima cosa che Alberto ed io abbiamo fatto è stato un percorso di alfabetizzazione emotiva, iniziando quindi a “chiamarle per nome” nel modo più preciso possibile. Questo allenamento ha aperto le porte della sua consapevolezza esattamente come lo stesso esercizio aveva fatto anni prima con me. Da quel momento le sue relazioni hanno preso una direzione totalmente nuova e dopo qualche mese lo hanno reso una delle persone più impegnate socialmente di tutta la mia rubrica! L’aspetto più avvincente tuttavia, rimane quello legato al lavoro: il suo Team, che ho avuto il privilegio di guidare durante alcune sessioni di aula, ha scoperto in lui un professionista preparato ma anche sensibile all’ascolto, dotato di una innata ma sommersa capacità di fare squadra, al punto tale da portare i target raggiunti della sua squadra ad un livello di eccellenza.

Ascolto di sé stessi, coraggio e sensibilità sono le basi per iniziare questo lungo ed affascinante viaggio. Un primo passo? Inizia a domandarti durante i diversi momenti della tua giornata: “quale emozione sto provando in questo momento?”, “come mi sento nel fare questa attività?” e spingiti oltre la solita risposta: “bene o male”. Prenditi dei brevi spazi di riflessione per focalizzarti esclusivamente su te stesso e aiutati con il corpo attraverso esercizi di presenza mentale, gli articoli del mio amico e collega Francesco Solinas potrebbero esserti utili a saperne qualcosa di più.

Esiste uno spazio straordinario fatto di ascolto e di osservazione tra i pensieri che gli eventi quotidiani ci stimolano e i comportamenti che decidiamo di agire. 

Tutte le emozioni sono un carburante inesauribile che ha il potere di alimentare la tua carriera e la tua vita: devi solo decidere di fare il pieno al serbatoio!

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