Green Shift – Fare Bene, Facendo Bene

Poche persone non sarebbero d’accordo sul fatto che i nostri comportamenti debbano essere socialmente ed ambientalmente responsabili, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e, continuando con la metafora, oggi, questo mare è soffocato da innumerevoli tonnellate di plastica e tanto altro che, nei nostri oceani, proprio non ci dovrebbero essere… 

Spesso, si commette l’errore di intendere la questione ambientale come un plus filantropico e nulla di più. Tuttavia, è ormai evidente come la Terra manifesti inequivocabili segnali di sofferenza: il continuo rilascio di gas serra nell’atmosfera sta causando un significativo aumento delle temperature e, senza un’immediata riduzione delle emissioni di anidride carbonica e di altri gas, assisteremo a un sempre maggiore riscaldamento globale.

Il cambiamento climatico, purtroppo, è solo la punta punta dell’iceberg di ciò che sta accadendo al nostro pianeta: l’inquinamento degli oceani, l’acidificazione dei nostri mari, l’effetto negativo l’uso di fertilizzanti e l’aumento di eco-catastrofi come incendi e inondazioni, sono solo alcuni dei fenomeni che si stanno abbattendo sul nostro pianeta..

Per questo, con il Green Deal, una sorta di tabella di marcia verso un’Europa eco friendly, la Commissione Europea ha presentato una serie di proposte per trasformare le politiche dell’Unione Europea in materia di clima, di energia, di trasporti e di fiscalità in modo da ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

L’attenzione verso problematiche ambientali e la tensione verso un’economia sostenibile sta diventando parte integrante anche della pratica manageriale, influenzando le decisioni strategiche e i comportamenti dei singoli all’interno delle organizzazioni indipendentemente dal settore in cui si opera.

Essere manager in un mondo che sta affrontando una eco catastrofe

Il cambiamento climatico ha anche un costo economico che sta causando e causerà ingenti danni sul business. Un gruppo di quasi 7.000 aziende (CPD) ha dichiarato di aver stimato in quasi 1.000 miliardi di dollari i rischi legati al cambiamento climatico. Per questo un numero sempre più ampio di stakeholder sta facendo continue pressioni sulle imprese al fine di includere nelle proprie strategie aziendali dei piani credibili di sostenibilità ambientale. In questo contesto, il leader contemporaneo deve riuscire ad analizzare la realtà che lo circonda su scala globale, avendo cura di riflettere sulle conseguenze delle proprie decisioni in termini ambientali.

Le domande che oggi i vertici aziendali sono chiamati a porsi sono: Che futuro creo con la mia azienda, al di là delle attività di business? Le strategie e le politiche della mia azienda sono sostenibili? La mia organizzazione e chi ci lavora ha compreso i rischi del cambiamento climatico? Come impatta lo shift verso la green economy sul mio business? Queste risposte si articolano in una strategia attenta ai rischi del cambiamento climatico, che conosce le opzioni disponibili per mitigare le emissioni e in grado di adattarsi ai rischi climatici, ma anche in grado di identificare nuovi modelli di business e opportunità in uno scenario che è già cambiato rispetto a pochissimi anni fa.

Creare valore nella transizione alla green economy

In questa trasformazione verso la sostenibilità, serve ideare strategie commerciali, capaci di sfruttare i potenziali benefici legati al cambiamento climatico. Ad esempio la decarbonizzazione globale (c.d.net zero) è un’operazione titanica in termini di investimenti: un’analisi di McKinsey afferma che la spesa di capitale per raggiungere le emissioni nette zero aumenterà dai 5,7 trilioni di dollari all’anno di oggi a 9,2 trilioni di dollari all’anno nei prossimi 30 anni. Una così massiccia ricollocazione del capitale dovrebbe portare a un periodo di rapida innovazione e crescita, cambiando anche il modo in cui le aziende creano valore. In particolare, è dimostrato che un business che ha a cuore i bisogni ambientali è soggetto a una forte spinta verso il progresso. Le Tech Companies, ad esempio, hanno il potere di cambiare significativamente il mercato, essendo i maggiori acquirenti di energia rinnovabile al mondo con cui far funzionare i propri data center.

Risulta del tutto chiaro che sta nascendo un intero settore nuovo, che mira allo sviluppo del nuovo green economy, accessibile anche a quei settori che, pur non occupandosi direttamente di questo settore, possono comunque partecipare alla trasformazione sostenibile, se pronti a cogliere l’opportunità che la transizione offre. Ma come allenare la propria organizzazione al cambiamento?

Mitigazione dell’effetto del CO2

I fronti su cui può agire un’azienda per cogliere le opportunità della transizione verso la green economy sono numerosi. In particolare, per una resilienza climatica è necessaria la combinazione di due azioni differenti: un’ampia gamma di attività che portino la nostra quotidianità a uno stile di vita sostenibile e un insieme di azioni che riducano drasticamente le emissioni di gas serra indotte dall’uomo. A partire da metà del XVIII secolo, con la Rivoluzione Industriale, l’uomo ha rilasciato quasi 2,5 trilioni di tonnellate di CO2 nell’atmosfera, aumentando le concentrazioni di CO2 del 67%. L’anidride carbonica rimane nell’atmosfera per centinaia di anni, per questo il riscaldamento globale è fenomeno permanente se non si compiono azioni su larga scala.

Le aziende e le organizzazioni stanno investendo risorse per ridurre o prevenire le emissioni di gas serra legate al proprio business. In particolare, viene chiesto loro di spostare il consumo di energia verso fonti rinnovabili quali per esempio fonti energia solare ed eolica, e di sostituire l’uso di combustibili con l’uso di energia elettrica.

Su questo fronte si pronuncia Fiia Nurminen, Business Development Coordinator presso Toroto ed esperta in materia di riduzione del CO2: “Il primo passo che le aziende devono fare è di stimare il proprio livello di carbon footprint e, sulla base di questo dato, distinguere le fonti di emissioni più significative. Ovviamente i risultati cambieranno dal tipo di industria e dai processi aziendali”.

Come viene calcolato il carbon footprint dell’azienda? “Le emissioni sono categorizzate in tre classi, scope”, dice Nurminen, “la prima riguarda le emissioni dirette e queste possono essere controllate dall’azienda e su cui si può incidere più facilmente. Tuttavia, non è sempre la classe più significativa perché tante aziende non producono questo tipo di emissioni. Le emissioni della seconda categoria vengono dall’energia comprata e acquistando l’energia verde, ovviamente, si può ridurre l’impatto di questa categoria. Infine, la terza classe contiene le emissioni indirette che vengono dalle nostre azioni ed emergono dalla catena di valore dell’azienda. Per esempio, una fabbrica che produce emissioni dirette può avere un impatto ulteriore a causa della produzione e trasporto dei materiali che usa per i propri prodotti oppure a causa dei viaggi di lavoro dei propri dipendenti”

“Quando si inizia il green shift bisogna comprendere in che modo e su quali classi incidiamo, così da poter agire realmente. Per esempio, un consiglio potrebbe essere decidere di viaggiare in treno piuttosto che in aereo, oppure utilizzare macchinari di produzione più efficaci e che consumano di meno. In ogni caso, è importante comprendere bene il costo di investimento e l’esito che si riesce a generare”.

“Dopo aver calcolato le emissioni e aver ridotto le emissioni per quanto ragionevole con le scelte più sostenibili, le aziende possono anche compensare la rimanente per diventare carbon neutral” dice Nurminen. “Un’azienda che vuole compensare le proprie emissioni sceglie a quale progetto di compensazione aderire. Bisogna scegliere un fornitore affidabile. Un aspetto importante in questo senso è la trasparenza delle attività, dei documenti prodotti, la chiarezza delle azioni, che a loro volta devono essere verificate da enti terzi”.

“Nel caso di Toroto, seguiamo gli standard internazionali per misurare l’aumento di biomassa, ovvero la crescita dei boschi di cui ci occupiamo. Infatti gli alberi, tramite la fotosintesi, utilizzano la CO2 per il proprio nutrimento, diminuendone le quantità nell’aria”.

Si stima che i risparmi derivanti da potenziali riduzioni nell’uso dei materiali e degli imballaggi dei prodotti, ad esempio, possano arrivare intorno al 45% (Deloitte) fino ad arrivare a risparmiare annualmente centinaia di milioni di dollari.

È lecito anche domandarsi Quali materiali usiamo o per i nostri prodotti o per svolgere il nostro lavoro? In Italia, infatti, le aziende stanno investendo nell’economia circolare; il rapporto Circular Economy Network (CEN) del 2022 ha dimostrato che il nostro Paese ha diminuito l’uso di materie prime del 36%, aumentando la produttività delle risorse al 42%. Inoltre, a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorsa consumata genera 3,5 di Pil italiano, ovvero il 60% in più rispetto alla media UE.

 

Leggi anche: La Leadership delle api: per una crescita sostenibile del Business

 

Lo spillover effect dello shift dell’azienda verso il green

La trasformazione verso un’entità più eco sostenibile passa anche dal brand. Un’azione per incrementare il proprio business è sfruttare i valori aziendali a favore di una forte brand identity. Secondo uno studio di Deloitte la maggior parte dei consumatori sostiene di essere disposta a pagare di più per prodotti di aziende socialmente responsabili. I brand con un impegno sociale dimostrato e che hanno a cuore l’ambiente, infatti, stanno vedendo una crescita media delle vendite che supera quattro volte quello dei marchi che seguono un business irresponsabile.

Infine, l’allineamento tra i valori aziendali e dei dipendenti aumenta l’impegno di questi ultimi, portando una migliore redditività attraverso una maggiore produttività. Infatti, l’attenzione alla sostenibilità motiva i dipendenti, perché, sentendosi parte di un meccanismo che genera valore, sono orgogliosi del posto in cui lavorano. D’altronde, le aziende con il massimo livello di coinvolgimento dei propri team hanno il 25% di profitti in più rispetto alle organizzazioni con un livello basso di coinvolgimento delle proprie risorse ed hanno un minore turnover (Deloitte).

L’ambiente e il suo benessere è una sfida globale che richiede il contributo di ciascuno di noi. Nonostante la situazione sia grave e scoraggiante è importante agire subito e con ottimismo: abbiamo gli strumenti e la tecnologia necessaria per evitare i peggiori scenari e il tempo, anche se poco, per salvare la Terra!

Il successo dipenderà non solo dal progresso tecnologico, ma anche, e soprattutto, da un cambiamento personale e quotidiano nell’agire comportamenti responsabili. In questo il leader ha un ruolo fondamentale nel dare l’esempio e guidare la propria squadra verso l’eco sostenibilità. Con la guida del leader consapevole si può arrivare a risultati straordinari sia in termini di business che di beneficio in senso ambientale.

Follow us