Tranquilli, i robot non vi ruberanno il lavoro!

Tranquilli, i robot non vi ruberanno il lavoro!

Siamo alla fine dell'anno ed è arrivato il solito momento in cui nelle aziende si fanno consuntivi e budget mentre nel privato, circondati dai nostri cari, facciamo promesse su cosa vogliamo migliorare l'anno a venire. Intorno alle tavole imbandite caratteristiche di questi giorni siedono sempre anche coloro che con enfasi, rabbia ma anche passione raccontano del finimondo che verrà.

Questo è stato l’anno in cui si è parlato dei robot e dell’intelligenza artificiale. Ci hanno raccontato come verranno spazzati via millioni di posti di lavoro in un futuro prossimo. Promette e minaccia la così detta Quarta rivoluzione industriale (oppure rivoluzione 4.0), dove sistemi digitali, fisici e biologici si intrecciano tra di loro per rispondere meglio alle sfide di medicina, industria, business e la società contemporanea in generale. Tra le minacce più sentite c’è appunto quella di far scomparire secondo stime varie tra alcuni centinaia di migliaia e millioni di posti di lavoro solo in Italia (Studio Ambrosetti). Ma se, da un lato alcuni posti di lavoro spariranno davanti all’ondata dell’automatizzazione, altri nasceranno dalle nuove potenzialità che ci offre il mondo della tecnologia avanzata. Proprio in questo scenario, nel 2015 il World Economic Forum ha pubblicato uno studio, che seppur secondo noi guarda inultilmente vicino (2020), ma di cui condividiamo alcune considerazioni finali. Sostanzialmente il report firmato KLAUS SCHWAB, Founder and Executive Chairman di World Economic Forum, ci disegna un mondo sempre piu rivolto a mestieri e professioni che richiedono abilità creative e un’attenzione alle soft skills, mentre le competenze tecniche sono senz’altro un “must”, ma ormai di sotto fondo.

Allo stesso tempo crediamo che sulla rivoluzione 4.0, sulla minaccia dei robot e della digitalizzazione regni una confusione su cui mettere un po’ di ordine, o quanto meno esprimere una lettura che nasce dalla nostra pratica quotidiana di business coach e da cui si possono ricavare alcuni spunti costruttivi.

Il futuro è già qui quindi potete smettere di temere il fine mondo.

Noi pensiamo che la vera rivoluzione è già accaduta e non si tratta soltanto di una rivoluzione industriale che riguarda il modo di produrre e vendere beni e fare del business ma è una rivoluzione culturale e sociale che incide in tutte le dimensioni della nostra vita.

L’intreccio tra il digitale, il fisico e il biologico ha già creato un mondo dove la salute dell’uomo contemporaneo viene curata diversamente da prima, dove si esprime la propria identità in modo nuovo e a un pubblico molto piu vasto di prima. Per rimanere connessi l’incontro fisico non è piu necessario. Il modo di fare politica, di acquisire della conoscenza e di imparare è già cambiato per elencarne soltanto alcuni degli aspetti cambiate negli ultimi anni.

Gli effetti di questa trasformazione è di quotidiana evidenza nelle realtà organizzative contemporanee e rappresenta il nocciolo delle sfide dei nostri Coachee. La strutturale fragilità e la velocità con cui soluzioni, processi, prodotti, interlocutori variano nel tempo è già radicalmente cambiata. Le interrelazioni che si intrecciano nello spazio fisico e virtuale delle organizzazioni ha già raggiunto una complessità estrema. La ragionevole difficoltà nell’offrire una guida affidabile o nel collaborare attivamente alla realizzazione di progetti sempre più complessi è già cresciuta esponenzialmente. Le soluzioni per generare valore per il cliente e costruire asset immateriali come fiducia, fedeltà, appartenenza comportano azioni, politiche e strumenti di una generazione successiva rispetto anche a soli pochi anni fa.

La domanda importante è come troviamo un’equilibrio e una centratura in questo nuovo mondo?

I robot e intelligenza artificiale “allungano le nostri arti”. Sono un sostegno non una minaccia

A partire dall’epoca della pietra quando l’uomo si è inventato una lama, esso si è avvalso di strumenti di sostegno, che lo hanno reso piu potente delle sue capacità “fisiche”. La nostra abilità nel crearci tecnologie che ci mettono a disposizione dei “super poteri” ci ha in molti modi consentito di diventare gli esseri dominanti sul pianeta terra.

Abbiamo potuto sfidare il tempo. Vale per il potente mezzo della scrittura così come per la nostra abilità di fare arte che ci permettono di lasciare una testimonianza che va oltre al mero qui ed ora.

Non siamo piu legati al luogo in cui siamo. Nel nostro secolo, per dirla con le parole di Mc Luhan, i media hanno allungano letteralmente le nostri arti permettendo a noi di essere in contatto uno con l’altro anche a grande distanza. Prima entrando nelle case uno dell’altro attraverso la radio e la televisione, piu tardi in modo interattivo usando la telefonia e i nostri computer e gli smart devices.

Le nostre invenzioni ci permettono di muoverci molto più velocemente, di volare e di affrontare il mare. Invenzioni come l’aereo, il treno, le navi, le auto ci permettono di spostarci da un posto all’altro in un modo che in natura non era possibile.

Le invenzioni tecnologiche fatte dall’uomo sono sempre servite e servono soprattutto a migliorare la vita dell’essere umano.

Infatti 70 anni fa i pannolini dei bambini insieme a tutti i vestiti e tessuti della casa venivano in maggior parte del mondo lavati a mano. Chi oserebbe sostenere che la lavatrice, ormai un’elettrodomestico di uso comune quasi ovunque, abbia spazzato via l’impegno dei lavori domestici?

Anche se ormai in casa siamo aiutati da comodità contemporanee come lavastoviglie, frigorifero, forno elettrico, frusta elettrica, estrattore di succo di frutta e di verdura, aspirapolvere automatico, ferro da stiro elettrico e magari siamo ormai in grado di controllarli a distanza grazie ad un’applicazione del nostro smartphone, il lavoro domestico rimane lo stesso un’impegno reale. Il mantenimento delle nostre case richiede progressivo livello di abilità nell’usare delle macchine raffinate inventate per rendere piu facili le nostre vite, ponendo però richieste nuove, abilitando comportamenti a cui non siamo abituati, offrendo opportunità che possono essere interpretate in modo creativo per generare un risultato sempre migliore.

Stessa cosa vale nel lavoro. I robot e l’intelligenza artificiale non sostituiscono il lavoro. Diventano un sostegno per farlo in un modo diverso.

Tanti lavori non cambiano perche il componente tecnologico non è l’elemento principale del mestiere.

Quello che nei discorsi sul futuro robotico e sull’intelligenza artificiale quasi sempre viene dimenticato è il fatto che una grande fetta del mercato di lavoro occidentale consiste già oggi in lavori che nulla o poco c’entrano con il progresso tecnologico.

I parucchieri continueranno a usare le forbici come elemento principale del loro lavoro e seppur ci saranno mezzi sempre piu raffinati per pettinarsi a casa tanti sono gli uomini e le donne che vorranno andare a farsi il taglio e la piega dal parrucchiere: non solo per il risultato tecnico, ma perche andare al parrucchiere è un incontro, un momento di svago insieme ad altre persone in cui ci si fa coccolare dalle mani dolci di un’altro essere umano. Si scambia due chiacciere e magari ci si fa consigliare qualche taglio nuovo per darsi un tocco di stile inaspettato. Oppure nessuno di noi porterà i propri figli in un’asilo dove ci sono maestre robot, ne ci faremo consigliare il vino al ristornate da un cameriere robot.

Perchè? Seppur è tecnicamente ben possibile che un robot possa risultare un sommelier molto più preparato di un uno in carne ed ossa la relazione non sarebbe certo la stessa.

Nel suo TED talk sul futuro del lavoro la nostra amica Francesca Chialà sostiene che la società post industriale si fonderà (oltre che sulla creatività e la diversità) sull’empatia, cioè la capacità delle persone di venire in contatto emotivo l’uno con l’altro. Infatti il venir meno della dimensione emotiva ed empatica risulterebbe di gran lunga superiore rispetto al deficit di conoscenza, per altro a noi invisibile, tra il sommelier robot e quello “vero”.

A sostegno di questa ipotesi è fin tropppo facile citare il successco commerciale che ha premiato negli ultimi anni retailer e ristoratori che hanno puntato sulla qualità del cibo e del servizio, facendo scaturire un fenomeno di crescita “industriale” a catena di cui hanno beneficiato a monte i produttori, e, a latere, il turismo enogastronòmico, gli agriturismi etc.

Tutti i mestieri che indirizzano la creazione di valore che le nuove tecnologie mettono a disposizione resteranno e si moltiplicheranno. Tutti quelli dedicati ad imparare o a re-imparare le nuove competenze richieste dal mercato cresceranno in numero e in valore. Tutti i mestieri in cui l’emozione che della relazione fa la sua cinghia di trasmissione acquisteranno valore.

E già oggi si può cominciare a leggere cosa accadrà nel futuro prossimo. Già oggi le persone e le organizzazioni si stanno preparando per allora e quindi si possono fare previsioni tutt’altro che avventate.

Per cominciare ad esplorare questo contemporaneo che guarda al futuro, le quasi 6.000 ore di Business Coaching della nostra organizzazione praticate nel 2017, offrono uno spaccato ricco ed evoluto da cui trarre alcune indicazioni in merito alle competenze oggi più ricercate.  Su questo continueremo nel nostro prossimo post.

Per ora ci piace augurare a tutti uno spumeggiante 2018 carico di emozioni e ricco di trasformazioni.

Roberto Degli Esposti e Anja Puntari

 In copertina | Opera di SARAH CIRACÌ Ritratto di umanoide (iCUB) (2008)Stampa ink jet su allumino, 150 x 110 cm, Edizione 3/3. Cortesia dell’artista. 

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