What’s happening next? Il futuro dell’educazione

L’educazione e l’abilità di apprendere sono la base non solo per la crescita umana in generale ma anche per una vita professionale appagante e di successo. Come sta cambiando e cambierà nel futuro l’educazione? Quali modelli educativi saranno sostenibili e daranno frutto non solo oggi ma anche nel futuro? La tecnologia e gli strumenti digitali possono supportare l’apprendimento e generare valore in questo senso?

Su questi temi si sono confrontati i partecipanti durante la giornata “The future of education” di giovedì 27 gennaio, condotto dalla moderatrice Rita Isiba: l’ultimo appuntamento del Symposium, organizzato dall’associazione The GRASP Network con il supporto di Performant, in occasione dell’EXPO Dubai 2021/22, per instaurare un dialogo tra discipline diverse e offrire stimoli su come costruire il nostro futuro nelle trasformazioni radicali a cui stiamo assistendo.

Proprio in questo svolge un ruolo cruciale l’educazione delle persone e della società: consente l’evoluzione e quindi il futuro, ma perché possa esprimere il suo pieno valore deve al contempo evolvere essa stessa. Perciò è importante riflettere su quali siano i modelli educativi più efficaci per la nostra epoca, abbandonando l’idea tradizionale e oramai obsoleta dell’apprendimento come ricezione passiva di informazioni, che vengono accumulate, rielaborate e poi restituite.

La mente, infatti, non è da considerarsi come un computer, o una macchina, quanto piuttosto un’estensione dell’ambiente esterno – suggerisce l’architetto americano James Favaro, riprendendo la teoria enunciata dagli studiosi David Chalmers e Andy Clark. Il nostro pensiero è infatti fortemente influenzato dal nostro corpo (dalle sensazioni fisiche e dai movimenti che facciamo), dalle relazioni che intessiamo intorno a noi (che ci forniscono stimoli attraverso lo scambio di idee e il dialogo) e infine dall’ambiente fisico circostante.

La struttura e il modo in cui sono distribuiti i luoghi che frequentiamo, nei quali lavoriamo, studiamo e viviamo possono incentivare oppure limitare la nostra creatività e la nostra capacità di pensiero. Favaro racconta l’esempio interessante sull’invenzione del vaccino anti-poliomielite da parte di Jonas Salk. Pare che le sue ricerche ebbero finalmente successo solo dopo una visita al monastero francescano di Assisi: l’architettura di quel luogo tra le colline umbre gli fornì l’ispirazione che cercava ormai da anni e, stimolando il suo pensiero e la sua creatività, fu determinante nell’indirizzare i suoi studi verso la direzione giusta e così nel salvare milioni di persone.

Favaro così getta l’attenzione sul fatto che il modo in cui edifichiamo condiziona il nostro modo di pensare, perché il modo in cui le scuole, le università, le biblioteche, i centri di ricerca ma anche gli uffici sono costruiti può concretamente agevolare la produzione di idee e scoperte innovative.

L’idea forte è che l’apprendimento non può prescindere dall’ambiente in cui accade ma anzi ne è parte ed è mosso da questo: l’obiettivo diventa quello di creare un learning environment, capace di fornire stimoli e ispirazione a chi lo abita.

Un modello efficace è proprio quello dei monasteri, non a caso emulato dai più grandi campus e università del mondo con spazi pensati per attività diversificate: ambienti aperti, verdi, dove passeggiare all’aria aperta, respirare e svagarsi, posti più isolati, dove ascoltare se stessi, riflettere in silenzio e meditare, luoghi collettivi dedicati alla socializzazione dove incontrare altre persone con cui parlare e confrontarsi.

In quest’ottica, il modello di insegnamento solo frontale non è più sostenibile né efficace: un apprendimento reale, motore di crescita ed evoluzione, richiede necessariamente l’interazione, tra studenti, tra questi e i docenti, ma anche tra discipline diverse. A questo proposito Hannes Raffaseder, Composer e Media Artist, parla di una “I – New Culture” un’educazione Innovativa che sia Interdisciplinare, Interattiva, Internazionale, Interculturale, Interculturale, Interconnessa. Un’educazione dunque che ribalti le logiche tradizionali della performance accademica per nuovi modi di coinvolgere e interagire, che crei nuove opportunità di incontrare persone diverse e in cui sia valorizzata la co-costruzione del sapere.

In quest’ottica la tecnologia può offrire un concreto supporto all’apprendimento, incoraggiando la concentrazione e l’attenzione, per esempio attraverso la personalizzazione, le tecnologie immersive, la realtà aumentata, oppure le tecniche del pomodoro o della Gamification, applicando cioè alcune dinamiche dei videogiochi nello studio. In questo senso Huang Chen, Co-founder of Teachify and Programmer, sottolinea l’importanza di “imparare come imparare con i nuovi media”, valorizzandone le potenzialità: spesso infatti si tende a pensare ai tools digitali e in generale all’online come un ostacolo all’apprendimento, perché fonte di distrazione e confusione. Senza dubbio in parte è vero, ma il rischio non sta forse negli strumenti in sé, quanto piuttosto nell’utilizzo che se ne fa. Un utilizzo costruttivo e stimolante può così dare grandi benefici all’apprendimento.

In generale la tecnologia infatti ha la capacità di rendere l’apprendimento più flessibile: diventa possibile ovunque (a scuola ma anche a casa, in giro, al parco, con gli amici), amplia le nostre possibilità di interazione con il mondo e di accesso alle informazioni – come evidenziano Diana Andone, Direttrice del Centro eLearning presso l’Università Politecnica di Timișoara, e Nader Imani, Co-initiator Global Lab for Societal Innovation.

Tutto questo richiede lo sviluppo di nuove skills, accanto a quelle hard, elencate in ciascun corso di laurea e diverse per ogni ambito, che fanno riferimento più che altro ad una qualificazione professionale: la capacità di co-costruire, di creare insieme, di saper cogliere gli stimoli, di saper discernere il vero dal falso e distinguere ciò che davvero ci interessa e che merita la nostra attenzione. Quest’ultimo aspetto ha a che fare sia con una dimensione oggettiva, nel saper riconoscere ciò che ha fondamento ed è costruttivo, sia con una dimensione più soggettiva, personale, nello scegliere ciò che ha senso per me.

Per un sapere che non sia puramente formale, che non rimanga sterile e distaccato dal mondo reale, la scuola dovrebbe da un lato aiutare le persone a capire le proprie passioni, dall’altro a focalizzare l’impatto che possono concretamente avere nel mondo attraverso i differenti percorsi di studio, trasmettendo agli studenti l’idea che non stanno solo studiando per superare l’esame successivo, ma che invece stanno studiando per la propria vita.

Conoscenza e acquisizione di competenze sono intrinsecamente legate. Anzi, una conoscenza che abbia valore si rivolge all’azione che possiamo mettere in campo, riflette sugli aspetti etici di essa, non cerca la soluzione prestabilita ma si pone domande per costruire la risposta, per scegliere come agire. Ha bisogno dell’esperienza, di vedere il mondo, di uscire dalla zona di comfort e dal conosciuto, per avventurarsi nella novità, in nuove abitudini e nuove usanze. Cambia il modello, propone Ulf-Daniel Ehlers, Full Professor di Educational Management and Lifelong Learning alla Baden Württemberg Cooperative State University: non si tratta di assimilare cataloghi di nozioni, ma di creare un ecosistema di interesse, in cui tutti sono motivati a studiare per elaborare soluzioni innovative.

L’educazione così diventa di responsabilità comune, diventa una questione dell’intera società, partendo dalla consapevolezza che le conseguenze e gli output dell’educazione impattano sulla società e su tutti gli individui che la compongono.

Se le trasformazioni del mondo attuale – digitali e non solo – chiedono, come abbiamo visto, di ripensare i modelli educativi e il concetto di apprendimento, in generale esse hanno un impatto significativo su molte dimensioni delle nostre esistenze. Vale la pena chiedersi: come sarà il nostro futuro? Quali opportunità ci offrono gli attuali cambiamenti globali per costruire una società, un’economia e in generale una vita migliore?

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